MISSIONE CLOWN,
un sorriso e un naso rosso contro la miseria
Tutti conosciamo la simpatica realtà dei medici clown, di chi, in ospedale o nelle case di cura, oltre alle prestazioni di medico e infermiere, si presenta con il naso rosso da clown e soprattutto con un bel sorriso per alleviare la sofferenza e il disagio della malattia. Questo è tutt’altro che una “pagliacciata” o una mancanza di rispetto nei confronti di chi soffre. C’è la ferma convinzione che donare il sorriso è una delle più grandi medicine, che una buona dose di simpatia fa bene quanto una somministrazione di energetico o quanto una cura ricostituente. Se questo vale per la malattia, può valere anche per le situazioni di povertà e privazione. Pensavo proprio a questo in occasione dell’arrivo di Simona, dottoressa clown insieme a Lucrezia, una carissima volontaria che ha lavorato per mesi soprattutto a Port au Prince con l’Associazione Francesca Rava. Hanno trascorso qui qualche giorno, per conoscere la situazione e il tipo di missione che stiamo svolgendo.
Sono arrivate insieme ad alcune suore in visita alla comunità religiosa di Suor Gabriella, Suor Mariarosa e suor Rosalia che operano a Mol San Nicola, ad un’ora di Jeep da Mar Rouge.
Siamo stati con loro in visita a dei villaggi sulla costa e poi le abbiamo avute ospiti per un giorno qui da noi. Naturalmente non abbiamo perso l’occasione di portarle anche alla nostra scuola parrocchiale per una visitina alle classi dei più piccoli e alla classe dei “sous renmen”.
Per la dottoressa Simona era la prima volta e molto opportunamente ha pensato bene di portare il suo equipaggiamento da clown, il famoso naso rosso e uno zainetto da cui usciva sempre qualcosa di strano, divertente e magico, dal grande pettine colorato, al libro magico da sfogliare, alla scatola nera che faceva apparire e sparire le palline colorate, al piatto da equilibrista….
Si leggeva sui volti dei bambini e dei presenti dapprima una reazione di sorpresa, di incertezza, a volte di timore… che poi diventava finalmente sorriso, simpatia e divertimento.
Regalare un sorriso a chi ha fame, a chi è nell’indigenza, a chi deve cercare soprattutto di sopravvivere, potrebbe sembrare una leggerezza, ma non è così, ve lo assicuro.
Del resto, sono proprio loro, i nostri haitiani
di qui che ci possono insegnare che si può essere contenti con molto poco e che la depressione e la tristezza abitano più facilmente nei nostri paesi cosiddetti ricchi.
Credo che noi missionari dobbiamo essere un pochino “Clown”, capaci di sorridere e far sorridere, se non altro perché abbiamo sempre una “Bella Notizia” da comunicare che ha a che fare con un Amore che salva e che è più forte di ogni cattiveria e dolore.
Una comunità che sa far sorridere
Mi piace legare questo tema del “clownismo cristiano” con l’esperienza appena conclusa della Festa della Comunità. Mi chiedevo in che modo la nostra comunità di Mar Rouge potesse testimoniare la sua gioia e potesse farlo in un modo coinvolgente e credibile. Ed eccomi accontentato! In questa ultima domenica di Settembre ho potuto vedere una comunità capace di uscire sulle strade, di coinvolgere la popolazione nel fare festa insieme. Questa ricorrenza è stata pensata solo da qualche anno e vuole mettere insieme le quattro comunità della parrocchia per dare inizio all’Anno Pastorale. Così le quattro cappelle di Mar Rouge, Kot de Fer, Damè e Lavaltye hanno potuto celebrare, marciare, mangiare e giocare insieme. Grande partecipazione alla Messa delle 8.00 (celebrare) e alla processione con l’Eucaristia per le vie del paese (marciare). Poi la condivisione del cibo per più di mille persone (mangiare) e nel pomeriggio la sfilata con i gruppi, le bande musicali, e il gruppo motociclisti verso il “terreno” di gioco dove ci sono state le animazioni dei gruppi, le sfide di abilità e poi l’immancabile partita di calcio cattolici-protestanti.
L’impressione è stata davvero quella di un grande entusiasmo che ha coinvolto moltissima gente.
Il tutto è riuscito grazie al lavoro di tante persone che si sono prodigate con tanta generosità di tempo ed energie, penso al gruppo cucina che ha lavorato tutta la notte, alle corali che hanno animato le celebrazioni, a tutti gli addetti ai vari servizi.
Al cuore di tutto questo non posso non citare la presenza di Monsignor Franz Kolimon, vescovo emerito della diocesi, amatissimo dal popolo, che nonostante l’età e il fisico esile, è stato con noi a guidare con tanta forza comunicativa le riflessioni del triduo di preparazione alla festa, confermando di essere un vero “padre apostolico” per il popolo di Haiti, un esempio evangelico per tutti.
Vi regalo un po’ delle tantissime foto scattate per l’occasione.