Scusate il ritardo
Avete ragione. Sto perdendo il ritmo. Oramai i contributi per il blog stanno diventando sempre più rari, uno al mese quando va bene. Sarà perché ormai sono così dentro la vita di questa missione che tutto sta diventando abituale e forse ho perso il senso della novità. C’è da dire che le giornate sono intense e spesso mancano le energie mentali per scrivere. Ciò che però mi spinge a riprendere la comunicazione è il pensiero di tutti voi, carissime amiche e amici, e so quanto abbiate la gioia di ricevere notizie e immagini da questo angolo di mondo così speciale.
Parto da una storia che può essere triste, ma è anche un segno prezioso del Regno di Dio in mezzo a noi.
Qui vedete la foto di Ti-Souvaj (piccolo selvaggio) così denominato da Don Giuseppe Noli, perché Wilson era un bambino molto vivace, a tratti incontenibile. Probabilmente traumatizzato dalla perdita di papà e mamma, abbandonato senza una famiglia e accudito da una nonna molto anziana e povera, incapace di gestirlo. Sembra avesse una forma di epilessia che di tanto in tanto gli provocava delle crisi. E’ cresciuto fin da piccolo senza regole, imitando gli adulti che aveva intorno. A scuola non riuscivano a tenerlo in classe e lui, pur di farsi notare, era diventato un distributore vivente di versi, smorfie, urla e cantilene irriverenti. Per questo gli avevano dato anche un altro soprannome: “Ninè”, come il verso che faceva cantilenando: ninèeee ninè ninèeee ninè…. Con lui in classe era impossibile fare lezione. Ad un certo punto è stato lasciato a casa. Abbiamo tentato anche di farlo istruire in un modo più personale grazie alla disponibilità di alcuni giovani, ma era davvero difficile per lui restare seduto ad ascoltare o a scrivere. Anche in chiesa, in occasione della Messa, ne faceva di tutti i colori. Spesso lo si portava fuori a fare un giro per calmarlo un po’ oppure lo si metteva a fianco di qualche catechista dal carattere deciso. Lui comunque sprigionava una simpatia irresistibile e le sue reazioni erano anche una difesa nei confronti di altri ragazzi che lo prendevano in giro o gli facevano dei dispetti. Dopo qualche riflessione sul da farsi, siamo riusciti a trovare una famiglia che lo accogliesse e che gli potesse restituire l’esperienza di avere un papà, una mamma, fratelli e sorelle. Così, da poco più di un anno, è stato “adottato” dalla famiglia di Joseph, un nostro collaboratore della pastorale famigliare e ben presto i risultati si sono visti. Il ragazzo si è calmato, era sempre ben vestito e curato, riusciva ad avere un comportamento più rispettoso delle regole. Probabilmente aveva finalmente trovato tutta l’attenzione e l’affetto che gli erano sempre mancati. L’anno prossimo avrebbe potuto riprendere ad andare a scuola. Giovedì 25 giugno, è arrivata la notizia: ti Sovaj, Ninè,è morto, lo hanno trovato come addormentato al mattino nel suo letto. Lo avevano chiamato perché si svegliasse ed era strano che uno come lui stesse a letto a poltrire, ma ormai se ne era andato nel sonno, senza un lamento o un rumore. Chi dormiva accanto a lui non si è accorto di nulla. Turbolento come era, se n’è andato in silenzio, quasi per non disturbare. Se ne è andato, ma forse il Signore gli ha permesso di vivere il suo ultimo anno di vita, quel tanto che bastava per arrivare a sentire il dono di essere davvero amato. Appresa la triste notizia, siamo andati subito a visitare la famiglia e abbiamo trovato un clima colmo di dispiacere e commozione. Ho visto lo sguardo perso di Joseph, il suo nuovo papà e le lacrime della mamma adottiva che mi ripeteva: «mi chiamava “mamy”, mi abbracciava sempre prima di andare a dormire, lo ha fatto anche l’ultima sera». Già al pomeriggio abbiamo celebrato il suo funerale, il tempo di far costruire la piccola e semplice bara. Nell’omelia ho detto che Ti-Sovaj è ora in cielo e si darà da fare per scuotere le nuvole e fare cadere la pioggia che da due mesi non cade tanto che i raccolti sono ormai compromessi e le cisterne quasi vuote. L’altro giorno c’è stata finalmente una pioggia abbondante con tanto di tuoni e fulmini. Ho ringraziato il Buon Dio, ma anche Ti Sovaj, Ninè, che ci avrà messo del suo, facendo “ninèeee ninè ninèeee ninè” alle nuvole che indispettite hanno scaricato tutto quanto avevano..
Adesso un po’ di diario di questo ultimo periodo.
Don Mauro è ancora in Italia e lo aspettiamo il 22 Luglio in tempo per celebrare la Festa Patronale di S. Anna. In questo periodo della sua permanenza in Italia, don Claudio e il sottoscritto, abbiamo gestito in prima linea la parrocchia con le sue tante attività, fatiche, problemi e consolazioni. E’stato davvero un bel tuffo nella vita pastorale, un’immersione totale nella vita della nostra gente …
Tra le attività più intense abbiamo avuto la celebrazione delle Prime Comunioni in alcune differenti cappelle. A Mare Rouge, a Lavaltye e poi a Damè. Questo ha comportato il ripetersi dei ritiri spirituali, della preparazione ultima dei ragazzi, le Confessioni, gli incontri con i genitori e i catechisti. Un bel banco di prova e un bel rodaggio per confermare la nostra tempra missionaria.
Ecco alcune foto delle Prime Comunioni a Damè
Abbiamo celebrato la Festa Patronale della Cappella di Damè dedicata a San Tommaso. Giorni di preparazione, confessioni, momenti di preghiera, serate e infine la grande festa molto partecipata con la Messa Solenne presieduta da Padre Ivano, haitiano, ordinato da soli sei mesi. Poi il mangiare insieme e i giochi del pomeriggio. Vi metto qua un pò di foto e qualche video…
Verso la conclusione dell’anno scolastico e pastorale, abbiamo vissuto alcune giornate con i vari gruppi al mare: i ragazzi della catechesi, i catechisti, i giovani collaboratori, i chierichetti….Una specie di gita di fine anno, per concludere nella gioia e nel dire grazie per quanto fatto durante l’anno.
Questo ha permesso di avere un tempo gratuito e più disteso per stare con i giovani e i ragazzi, e gustare qualche bel dialogo.
Il problema della carenza di acqua si fa sentire. Non ha piovuto per quasi tre mesi o comunque non a sufficienza per salvare i raccolti di fagioli, mais e patate. Anche in parrocchia,
nonostante la buona capienza delle cisterne, abbiamo rischiato di non avere più una goccia di acqua per lavarci. Alcune fonti di acqua potabile sono rimaste senza acqua. Per fortuna funziona il sistema di pompaggio e distribuzione realizzato a Mare Rouge anche se si è dovuto ridurre l’orario della distribuzione.
Temiamo che questa siccità, che sembra ora cominciare a risolversi, porterà le sue conseguenze e i suoi effetti negativi nei prossimi mesi a causa dei mancati raccolti. Questo vorrà dire che dovremo affrontare una prevedibile emergenza di mancanza di cibo per tante famiglie. Abbiamo già discusso con i nostri responsabili Caritas e cominciato a ipotizzare il da farsi per non trovarci impreparati.
Questi fenomeni di siccità trovano una concausa nella “desertificazione” provocata dal continuo taglio delle piante per la produzione di carbone. Questa produzione offre il sostentamento immediato per molte famiglie che vivono della vendita del carbone “fatto in casa”, ma in un futuro ormai prossimo le conseguenze per il cambiamento del clima saranno devastanti. Il governo tace e non interviene. Nessuno dei politici pare preoccuparsi. La nuova Enciclica del Papa “Laudato sì” avrebbe molto da dire alle loro coscienze. Don Claudio ha programmato di leggerla insieme ai giovani che lo desiderano, per sensibilizzarli ad una mentalità più attenta e rispettosa del creato e delle sue risorse.
Verso fine giugno abbiamo avuto la visita di alcuni operatori in servizio a Port au Prince nel campo della fisioterapia per i bambini con handicap. Madda li ha invitati da noi per qualche giorno, per conoscere la nostra attività legata ad Aksyon Gasmi e per condividere momenti di servizio e formazione a favore dei bambini. E’ stato interessante per noi italiani comunicare con Norma argentina (che è un grosso aiuto per la formazione dei nostri operatori locali), Annette svedese, Collins irlandese e Camille francese grazie all’uso del Creolo haitiano, ognuno con i propri accenti, ma ognuno con la possibilità di intendersi con gli altri attraverso la lingua dei più poveri. E’ stato carino che la prima sera si siano presentati a cena con una buona bottiglia di vino rosso sapendo di stare a tavola con degli italiani. Lo abbiamo molto gradito, così come loro hanno gradito i nostri spaghetti.
Ecco, qua, adesso che ho ripreso il filo della comunicazione prometto che sarò più attivo dal mandarvi notizie in tempi più brevi.
Devo dire che tra povertà, problemi e consolazioni, ho molto apprezzato l’esperienza di preparare alla comunione il gruppo dei ragazzi di Damè. Ho potuto prepararli con i due pomeriggi di ritiro, con le Confessioni, con alcuni aspetti della liturgia della celebrazione. Sono finalmente entrato un pò di più nel loro cuore, nel loro modo di credere e di vivere
Ero davvero emozionato anch’io quando dopo la Comunione le ragazze hanno danzato il loro grazie davanti al taberbacolo.
Chiudo anch’io con questo canto di ringraziamento.
Alla prossima, che sarà presto, ve lo prometto.
Ciao
Don Levi