Hai i miei stessi occhi!
Ou gen menm je mwen
Il primo giorno che ho cominciato a dormire a Ka Philip, giovedì 10 Dicembre, dopo una mattinata spesa per il mio piccolo trasloco da Jean Rabel con la macchina di Padre Zaccaria parroco della zona, ho potuto visitare con lui tutte le altre comunità che ancora non avevo visto, Boukan Patryot, Gran Falez, La Belè… Poi dopo aver salutato Padre Zaccaria ho cominciato a raccapezzarmi per vedere come organizzare la mia vita con quello che c’era. Come prendere l’acqua per lavarmi, dove sistemare alla meglio le cose più indispensabili e in mancanza di armadi vedere cosa tirar fuori dagli scatoloni e cosa tenere stipato…. Comunque il sole stava tramontando e ho voluto uscire nel cortile per pregare con il vespero e godermi lo spettacolo di colori che solo il tramonto haitiano sa regalare. Una ragazza del cortile lì vicino, una quindicenne, mi è venuta incontro come per dirmi una cosa importante, una cosa che la faceva sorridente e tutta premurosa. Mi ha detto: “Mon pè, nou genyen menm koule je, noi abbiamo gli occhi con lo stesso colore!”. I miei sono marrone scuro… L’ho guardata meglio è ho detto: “E’ vero abbiamo gli occhi dello stesso colore, che bello! Anche i tuoi sono marrone scuro come i miei! Così, abbiamo già scoperto di avere qualcosa in comune, già al primo giorno che sono qui!”. Non posso dimenticare la gioia con cui mi ha comunicato questa sua scoperta, la sua soddisfazione di avere una cosa in comune con me. Poi mi ha dato un bacio sulla guancia ed è andata via saltellando dalla contentezza. Come avrà fatto a notare il colore degli occhi? Forse mi ha visto arrivare, forse era tra quelli che formavano un piccolo gruppetto di benvenuto, mi avrà squadrato da cima a fondo, perché tutti sapevano dell’arrivo di un padre bianco e ha subito cercato in me qualcosa di speciale per lei
Se questa non è una specie di premonizione, non so cosa altro pensare. Un po’ di romanticismo missionario non guasta e ho davvero colto questo fatto come un messaggio per me. Avere lo stesso colore degli occhi può voler dire cercare di avere lo stesso tipo di sguardo, cercare di avere lo stesso punto di vista per vedere le cose, cercare di entrare in situazione senza pregiudizi o strategie precostituite e quindi ascoltare, osservare e domandarmi: Che cosa per loro è degno di attenzione? Che cosa per loro è bello, che cosa per loro merita di essere notato e valorizzato? Partire dal loro punto di vista e poi cercare di condividere, se possibile, anche il mio di sacerdote italiano e dell’illustrissima diocesi di Milano.
Beh, grazie Wolanda (Rolanda è il nome della giovane dagli occhi marroni come i miei), mi hai dato subito l’imput più bello.
Per il resto vi descrivo qualche altro dettaglio della situazione.
Al momento non sono ancora nominato parroco e la cappella di Ka Filip non è ancora stata proclamata parrocchia. Il vescovo mi ha già detto che tutto è stato deciso e approvato, mancano solo i tempi burocratici per mettere nero su bianco il decreto ufficiale. Mi ha consigliato di cominciare comunque una presenza più stabile e di avviare il mio lavoro pastorale con gradualità, ma già nello spirito di sacerdote responsabile di Ka Filip e delle altre comunità del territorio affidato.
Sto cercando di sistemare alla meglio un minimo si spazio abitativo e un minimo di struttura comunitaria.
Dopo quasi 15 anni di assenza di un sacerdote e con la povertà della situazione, le strutture, ormai in disuso, sono diventare poco agibili e cadenti. La nostra piccola scuola a Ka Filip è tra le più disagiate, dovreste vedere come sono conciati certi spazi dove i bambini fanno lezione.
Ho già potuto celebrare in tutte le cappelle salvo che in quella più lontana di La Belè dove però è arrivato a celebrare Padre Zaccaria ancora nella sua funzione di parroco. Dopo ogni celebrazione della Messa ho potuto incontrare il comitato responsabile che mi ha puntualmente presentato la situazione pastorale della cappella, i problemi delle strutture, il funzionamento del dispensario (ce ne sono ben cinque) e della scuola comunitaria. Ogni cappella è da anni che gestisce in maniera quasi autonoma la conduzione dell’ufficio domenicale (liturgia senza la Messa), la catechesi in preparazione ai sacramenti e una minima attenzione ai malati e ai bisognosi. Certo è che la situazione è di grande povertà sotto tutti gli aspetti e rasenta spesso la sopravvivenza.
Ormai mi sto abituando a spostarmi per conto mio con la moto in attesa di trovare una jeep e i fondi per acquistarla. Tra cappella e cappella le distanze sono grandi e a piedi ci metterei molto tempo. C’è da dire che andare in moto ha il suo lato piacevole, diciamo più sportivo e soprattutto offre un contatto più ravvicinato che permette di rispondere alla gente che spesso mi saluta, oppure mi chiede di fermarmi per un piccolo dialogo o per mostrarmi la casa dove abita. Ho fatto qualche visita a piedi a qualche ammalato che abita più all’interno, ma appena sarò più stabile conto di organizzarmi per una visita più pianificata.
Il problema dell’acqua potabile è uno dei più forti, basti pensare che normalmente per andare alla sorgente più vicina ci vogliono dalle 3 alle 4 ore a piedi, tra andata e ritorno. Anche l’acqua che bevo mi viene portata da un incaricato dentro due bidoni che durano quasi quindici giorni. Per lavarmi ho la fortuna di attingere ad una grossa cisterna costruita sotto la chiesa e che raccoglie l’acqua piovana recuperata dalla copertura in lamiera. Comunque, è questo uno dei punti su quali mi piacerebbe trovare fondi per vedere di realizzare qualcosa di simile a Mare Rouge. Dovrò bussare alle porte di organizzazioni come la nostra “Filomondo” e mettermi in lista di attesa per ottenere il sostegno necessario. Forse nell’ambito dei progetti Caritas si possono reperire fondi per fare dei pozzi e cercare l’acqua nei punti più vicini alle abitazioni. C’è già stato qualche tentativo in passato, ma poi i soldi non sono stati sufficienti per continuare le ricerche e le perforazioni.
Vorrei anche cominciare ad offrire ai giovani uno spazio dove ritrovarsi e per studiare insieme alla sera.
Per questo sto sistemando una sala e provvederò a mettere un sistema a pannelli solari per dare luce e corrente. Così potrò proiettare qualche film e prossimamente vedere come reperire un sistema per la tv satellitare come ulteriore strumento di informazione e di animazione culturale.
In questi giorni di vacanze scolastiche i giovani della zona hanno organizzato un torneo di calcio serale che si è svolto nel piccolo cortile della scuola nazionale vicina alla parrocchia. Tanti giovani erano coinvolti e c’è stato anche il torneo con le squadre femminili. Ho cercato di dare una mano soprattutto per i palloni e per la sistemazione delle barriere di paglia per limitare il campo. Per l’illuminazione ci si è affidati ad un generatore a benzina e a delle semplici lampadine sospese in aria da una corda. C’era anche un impianto musicale e tanto di cronista sportivo.
Ho celebrato il mio primo Natale a Ka Filip con una certa emozione, soprattutto con la celebrazione della vigilia molto ben partecipata e che abbiamo fissato alle 19.00. Non è stato possibile celebrare a Mezzanotte perchè la gente arriva dai posti più lontani, percorrendo i sentieri al buio e bisogna tenere conto di questo.
La comunità è stata molto contenta perché da anni non celebravano il Natale con la Messa e la gioia è esplosa nel canto finale, danzato al ritmo del tamburo mentre ci scambiavamo abbracci e strette di mano.
Proprio ieri, tutti noi italiani presenti sul territorio, don Mauro, don Claudio, don Giuseppe, Madda, le suore di Mol Sen Nicola ci siamo concessi una giornata per stare insieme e scambiarci gli auguri. E’ stato bello trascorrere qualche ora per una bella chiacchierata e pranzare insieme in riva al mare. C’era anche Agostino, un amico di don Claudio che è venuto a trovarci e che proveniva da Boston dove ha svolto un periodo di lavoro di ricerca e di studio in vista di ottenere il dottorato in fisica.
Vi metto qui di seguito il messaggio natalizio che ho cercato di già di inviare quando la connessione internet me lo ha permesso e rinnovo un augurio per tutti voi e per le vostre famiglie.
Colgo l’occasione per dire grazie e per benedire tutti coloro che in occasione del Natale hanno voluto farmi avere un aiuto in denaro per la missione. Sono ben contento di fare da canale tra la vostra solidarietà e la vita dei più poveri, la cui riconoscenza e preghiera vale più di ogni benedizione.
Buon Anno
Un abbraccio e una benedizione
Pè Levi