“Ecco, io faccio una cosa nuova:
proprio ora germoglia, non ve ne accorgete?”
Is 43,19
Ecco, io faccio una cosa nuova: proprio ora germoglia, non ve ne accorgete? Questo testo di Isaia, incontrato nelle liturgia della V domenica di Quaresima, secondo il rito romano, mi ha davvero illuminato nel riconsiderare gli ultimi avvenimenti che riguardano la mia piccola storia personale, la missione che sto svolgendo qui ad Haiti, ma non solo. Credo che questa profezia sia come un preannuncio pasquale, una verità che è sempre viva in ogni situazione. Si tratta di credere all’azione di Dio per noi, piuttosto che restare chiusi nei limiti di ciò che possiamo o sappiamo fare. Si tratta di credere che la violenza, l’ingiustizia, la morte non hanno l’ultima parola, non hanno il potere di chiuderci nel sepolcro della desolazione e della sconfitta. C’è un alba di Risurrezione che si rinnova continuamente, proprio là dove le tenebre sembrano voler persistere. Scrivo questo con il dolore di quanto è appena successo a Bruxelles, nonostante il limite delle comunicazioni, l’assenza della Tv, la notizia è arrivata anche da noi, attraverso internet.
Qui da noi la gente ignora quanto succede nel mondo, è ancora più difficile spiegare loro cosa sia il fenomeno del terrorismo, che cosa sia l’ISIS. Anche i notiziari in lingua haitiana sono spesso molto poveri di comunicazione e di attenzione a quanto succede oltreoceano. Il mezzi di comunicazione più diffusi sono il telefono cellulare e le radio locali. A volte ho comunque l’impressione che le persone di qui abbiano l’energia appena sufficiente per cercare di sopravvivere ogni giorno, per recuperare l’acqua, il cibo o il minimo per l’esistenza. Non so fino a che punto possano avere la forza di soffrire la sofferenza di altri o di portare il peso dei problemi di altri popoli o paesi. Comunque non mancheremo anche noi di pregare per tanto dolore innocente e per la conversione dei cuori.
Martedì 22 Marzo, abbiamo partecipato al pellegrinaggio decanale in occasione dell’Anno della Misericordia. Il luogo scelto è stato proprio Mare Rouge per la sua posizione più centrale e per la capacità di accogliere tante persone. Così, come nuovo parroco di Ka-Philippe, ho avuto la gioia di tornare a Mare Rouge e di rivedere tanta gente con cui ho lavorato nei primi due anni di missione. Don Mauro e don Claudio hanno davvero ben organizzato il tutto e tantissima gente è arrivata da tutte le altre parrocchie, molti a piedi con diverse ore di cammino e altri con mezzi vari. Io ho scelto di utilizzare un bus perché la distanza da Mare Rouge avrebbe chiesto almeno quattro o cinque ore di cammino. Naturalmente un bus da 50 posti ne ha portati 90, alcuni anche sul tetto del pullman. E’ stata davvero una magnifica giornata con la partecipazione di molti altri preti haitiani. Abbiamo confessato a lungo e tantissimi hanno potuto così entrare pienamente nella grazia di questo anno giubilare e preparare più profondamente l’ingresso nel Triduo Pasquale.
Don Mauro ci ha accolti verso le 8.30, facendoci entrare per la porta Santa e poi, via, via si sono alternate le celebrazioni e i momenti di preghiera e animazione. Siamo così arrivati alle 14.00 con un momento di benedizione Eucaristica finale, dopo aver celebrato la Messa. E’ stato qui che ho provato una forte emozione, quando il sacerdote è sceso tra la gente con il Santissimo Sacramento. Mi ha emozionato la reazione del popolo che ha accolto il passaggio dell’Eucaristia con grandissima devozione. Molti tendevano le braccia come a voler toccare Gesù, tanti esponevano foto di famigliari o biglietti scritti a mano come per farli notare a Gesù che passava. Mi è venuto in mente un passaggio del Cardinal Martini che descrive la gioia provata da Gesù nel vedere la fede dei semplici: “Io ti rendo lode o Padre, Signore del cielo e della terra, che hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli” (Lc 10,21). Martini commenta:” Il mistero di Dio è un mistero di comunicazione, è un mistero di partecipazione di sé all’uomo, è un mistero di amore che suppone la capacità di saper ricevere. Gesù stesso ha ricevuto ogni cosa dal Padre e il mistero dell’uomo consiste nell’essere disponibile, piccolo e cosciente del suo bisogno, così da saper ricevere il dono di Dio” (dal testo “Qualcosa di molto personale, Meditazioni sulla preghiera”).
Vi auguro di cuore di celebrare la Pasqua nello stesso spirito di Fede, di saper accogliere il mistero dell’amore di Dio in Gesù crocifisso e risorto, di poter esultare nello Spirito. “Anche noi siamo invitati a fare spazio alla gioia creativa e sorgiva che è dentro di noi, perché emerga dai blocchi del cattivo umore o della fatica o della noia o dell’insofferenza e perché la verità zampilli a vantaggio di altri come lode ed esultanza”
(Card.C. Maria Martini, idem)
Vi lascio ora qualche altra notizia e soprattutto tante immagini che vi possano aiutare a sentirvi partecipi di quanto stiamo vivendo nella nostra missione haitiana.
28 Febbraio 2016,
INSTALLAZIONE COME PARROCO DI KA-PHILIPPE
Innanzitutto vi offro alcune immagini del momento dell’istallazione (enstalasyon) come parroco fondatore della nuova parrocchia di Ka-Philippe. Purtroppo la pioggia è caduta abbondante e ha impedito a molti di partecipare, soprattutto agli amici di Mare Rouge e di Ti Rivye. In certi tratti le strade erano allagate con l’acqua che arrivava ai finestrini o con così tanto fango da bloccare anche le Jeep più potenti. Comunque il vescovo è arrivato puntuale provenendo da Port de Paix, una zona con le strade in uno stato più percorribile. Erano presenti anche diversi altri sacerdoti. E’ stato tutto molto emozionante, sia per la ritualità della presa di possesso della chiesa e dell’assunzione varie responsabilità ministeriali, sia per la partecipazione gioiosa ed entusiasta della popolazione, sia per il sentirmi ancora più fortemente parte di questa chiesa haitiana e del suo presbiterio diocesano.
Erano presenti, per l’occasione, diversi haitiani di Ka Philippe che risiedono e lavorano all’estero, soprattutto a Miami, in Florida e che hanno contribuito alla festa sia con la loro offerta in denaro sia con la loro disponibilità a collaborare per lo sviluppo della comunità.
C’è stato poi un pranzo offerto a tutti i presenti che ha chiesto il lavoro di tanti volontari che hanno dedicato tutta la notte precedente per preparare bene ogni cosa.
Il vescovo, mons. Pierre Antoine Paulo, era visibilmente molto sodisfatto e lo è stato ancor di più quando gli abbiamo regalato un bel capretto vivo da caricare in macchina e portare a casa come dono della nostra comunità.
Così, chiuso il capitolo dell’ingresso ufficiale, ho continuato ad entrare sempre di più nel nuovo servizio pastorale.
Sto girando le varie cappelle e i vari post. Cerco di celebrare le Messe là dove posso o comunque visitare la situazione per rendermi conto di ciò di cui c’è bisogno. I responsabili laici delle varie Cappelle o dei vari Pos fanno veramente da anni e anni un lavoro di guida e di animazione delle comunità che è davvero straordinario. Sono stato ad esempio a Boulè, nel territorio della cappella di Labelleè, il posto più lontano in assoluto di tutto il territorio parrocchiale, ad un’ora e 15 di moto da Ka Philippe, più una bella camminata di 45 minuti. Mi sono così reso conto di come queste comunità sappiano portare avanti la vita della fede, la preparazione ai sacramenti, l’assistenza caritativa per i più bisognosi in un modo a dire poco eroico e nella forma più gratuita. Mi hanno chiesto, come per altre situazioni se posso trovare il modo di costruire una cappella in muratura a prova di pioggia, vento e di cicloni. MI hanno chiesto la possibilità di aprire una scuola almeno per i più piccoli e poi, se possibile, organizzare un servizio sanitario, magari con la visita di un dottore o di un infermiera specializzata ogni tanto.
Io raccolgo queste ed altre esigenze, ormai ho una lista che si allunga ogni giorno di più e dico loro che non so quando sarò in grado di aiutarli e che io stesso dipendo dalla generosità e dalle possibilità di altre persone che in Italia mi stanno già aiutando e che comunque non è più così facile reperire fondi e aiuti. Anche in Italia ci sono grossi problemi economici e la gente fa già molti sacrifici per darmi una mano.
Loro capiscono questo e penso che apprezzino comunque la mia sincerità. Vedono che sono lì con loro per condividere i loro problemi e fare tutto ciò che è possibile.
Il capitolo dei giovani è quello più stimolante, perché davvero sono loro la speranza per il futuro e questo è ancora più sentito in un paese così povero e ancora così bisognoso di sviluppo. Fa male al cuore da un lato riscontare la voglia di vita, l’intelligenza e la potenzialità di questi giovani e vedere dall’altro lato come tutto è così limitato per loro. Poche possibilità di frequentare scuole di un livello più alto e formativo, pochissime possibilità di trovare un lavoro, quasi nulle. Il lavoro dei campi o del piccolissimo allevamento famigliare di qualche capretta, pecora o di qualche maiale non può certo bastare al loro prorompente bisogno di una vita nuova, che sia al passo con i tempi. Ammiro molto l’opera fatta da don Noli e don Mauro a Mare Rouge per la formazione al lavoro di tanti giovani e tutto l’impegno di don Claudio per animare spiritualmente e culturalmente i diversi gruppi giovanili. Così pure ho grande stima del grandissimo investimento di risorse e di energie che don Giuseppe a dedicato e sta dedicando alla formazione culturale e scolastica dei giovani di Ti Rivye.
Io per ora cerco di capire cosa fare, cosa può essere meglio per loro, ho bisogno di un pò di tempo ancora per trovare ispirazione e consiglio. Intanto cerco di favorire la loro partecipazione alle iniziative di formazione cristiana e di gruppo che vengono proposte nella zona, perchè non restino isolati in questa parte così povera e dispersa e trovino stimoli per diventare protagonisti nella vita comunitaria e nella società.
Qui vedete le foto della loro partecipazione ad alcuni giorni di ritiro in preparazione alla Pasqua insieme ai giovani di Jean Rabel
Il 14 Aprile sarò in Italia fino all’11 Maggio. Un periodo che mi permetterà di fare un po’ di vacanza, ma soprattutto di gustarmi la compagnia della mia mamma e dei miei famigliari e di tutti gli amici coinvolti dalla missione. Cercherò di preparare del materiale, soprattutto video, per raccontare quando sto vivendo e per illustrare i progetti futuri. Mi renderò disponibile a venire un po’ da tutti, anche per celebrare la Messa o per incontrare i gruppi che lo desiderano e pregare con loro.
Non vedo l’ora di incontrarvi di persona e di portarvi in diretta la benedizione dei nostri poveri.
Buona Pasqua a tutti
Pè Levi