MAY AK PWA
Granoturco e fagioli
Cosa ci fa un italiano tra gli haitiani? Cosa ci fa un unico bianco in mezzo a migliaia di neri? Cosa ci fa un prete di Milano, di origine veneta, varesotto di crescita in una parrocchia della diocesi di Port de Paix, dall’altra parte dell’oceano? Ogni tanto questa domanda affiora, soprattutto quando le differenze con la mentalità e la tradizione della gente di Ka Philippe e dintorni (così come per Mare Rouge e per Ti Rivye dove siamo presenti) si fanno sentire più forti. Mi sono trovato bene a spiegare questo a me stesso e a qualche amico haitiano con l’immagine del Mais e dei fagioli. Lo sapete che qui li coltivano insieme? E’ facile notare le piantine di fagioli crescere insieme a quelle del granoturco. Le prime volte mi dicevo che era una specie di disordine agricolo. Mi dicevo: ma come si fa? Dov’è la logica? Ma loro mi hanno spiegato che le due coltivazioni interagiscono a vicenda, una aiuta l’altra a crescere bene, nonostante siano così differenti in tutto. L’unica cosa che hanno in comune è che sono nello stesso terreno, prendono lo stesso sole o la stessa acqua (sperando che non manchi), e danno frutti essenziali per la sopravvivenza delle famiglie. Le due specie crescono bene insieme, una fa bene all’altra. Ho chiesto se sanno il perché, ma non avendo conoscenze scientifiche, spesso mi rispondono che è così perché l’esperienza lo insegna, perché è così da sempre. Dunque, ecco perché sono ad Haiti, perché sono qui a condividere la vita con loro in questa terra così difficile, ma bella. Il motivo è che in un qualche modo provvidenziale ci sarà del bene per entrambi, anche se siamo così differenti per colore, razza, e cultura. Fagioli che aiutano mais, mais che aiutano fagioli, italiani che aiutano haitiani, haitiani che aiutano italiani. Se poi penso che io sono presente, come Fidei Donum (così come don Mauro, don Claudio e don Giuseppe) a nome anche di una diocesi intera e con l’appoggio di tanti amici e di diverse comunità, allora la cosa è ancora più promettente e ricca di quanto sembri. C’è in atto uno scambio tra due diocesi lontane, tra famiglie e famiglie, comunità e comunità… Il bene che ci facciamo a vicenda riguarda il buon crescere evangelico e sarà comunque un bene per tutti…
Approfitto ancora per dire grazie a chi si sta prodigando per aiutarci e per crescere insieme a noi. Grazie all’associazione Levhaiti di Arcisate, al moving for Africa di Desio, alle varie parrocchie, agli amici sparsi un po’ dovunque… Una menzione particolare per il carissimo gruppo missionario “Le formiche” di Melzo che continua la sua nuova esperienza agricola con il “campo dei sogni”. Certo che voi adesso ve ne intendete di piante che aiutano piante. Provate anche voi il mix fagioli e granoturco…. Non si sa mai… eh…eh…
Un altro pensiero che mi ha attraversato il cuore in questi giorni è stato suggerito dalla meditazione di un testo del Card. Martini sulla preghiera “Qualcosa di così personale”, là dove parla della reazione della prima comunità cristiana difronte alle prime persecuzioni. Il Card. fa riferimento al testo di Atti 4,23-30 e sottolinea come i primi cristiani sanno interpretare tutto quanto stanno vivendo alla luce di Gesù e di quanto è successo nella vita di Gesù. Ogni occasione è buona per rivivere la vita di Gesù. …” La prima comunità cristiana capisce se stessa nel Cristo. Nel fatto di Gesù, ponendosi non come una qualsiasi aggregazione sociale o storica, ma come gruppo di uomini che sono in Cristo, il cui vivere è «essere nel Cristo Gesù». Ciò che in lui è avvenuto è segno e spiegazione di ciò che in essi sta avvenendo.” (C.M. Martini)
Martini indica che la “preghiera intelligente” è allora quella che sa domandarsi: «Cosa sto vivendo di ciò che Gesù stesso ha vissuto in questa situazione? In che modo sto vivendo, pensando, amando…. Come Lui?».
Ho pensato quindi al mio essere qui ad Haiti, in un momento in cui mi sembra di avere davanti una povertà troppo grande per i miei mezzi e per quelli di chi mi sta aiutando. Ho pensato a Gesù e ho trovato che Gesù stesso, pur avendo un immenso potere, non ha guarito tutti i malati, non ha risolto tutti i problemi della povertà, non ha fatto miracoli per tutti e per tutto.
Sono andato a visitare una signora ammalata di cancro ad un seno. Nei due ospedali dove l’abbiamo mandata gli hanno detto che non c’è più niente da fare… perché in questa parte di Haiti non c’è chi sa fare (o non ha il coraggio di correre il rischio) un operazione del genere e poi ha una certa età, è già molto anziana… L’ho già aiutata ancora per le visite mediche e le medicine, ma ormai il cancro e venuto alla luce, la carne si sta putrefacendo con tanto di vermi. Ormai aspetta la morte, è così che va la vita da queste parti. In Italia sarebbe stata operata senza difficoltà e potrebbe vivere ancora parecchi anni. Ecco i limiti che fanno soffrire. Si chiama Dorancia, ha circa 75 anni e tutti nella comunità parlano bene di lei che ha sempre mostrato tanta carità per chi aveva bisogno ed era molto partecipe alla vita della cappella. Così, con le lacrime agli occhi, le ho portato il saluto di tutti e il conforto dell’olio benedetto.
Penso che anche Gesù abbia sperimentato la sofferenza di un limite, perché, paradossalmente, c’è un limite anche all’onnipotenza di Dio. Penso che Gesù abbia sofferto anche Lui questo “limite divino”. Gesù non ci ha predicato l’onnipotenza, ma piuttosto a perseverare nella preghiera, a credere, ad amare e a sperare, ci ha indicato la via dell’amore e della misericordia e non quella del potere dei miracoli e dei mezzi economici. Ci ha insegnato che è più importante saper condividere, spezzare la vita gli uni per gli altri perché è questo che salva. Così, come Gesù, possiamo anche noi trovare la forza della preghiera, la fiducia di chi sa rimettere continuamente la propria vita, ciò che fa o che vorrebbe fare, nelle mani del Padre che è nei cieli.
E poi succede, come mi ha scritto un carissimo amico che “il limite dell’onnipotenza di Dio possa essere colmato dal bene degli uomini”.
Adesso però un po’ di notiziario con tanto di immagini e video
Una prima sorpresa, al mio ritorno, è stato il recupero di una macchina già usata, ma che promette di fare bene il suo dovere in attesa di un mezzo più forte e performante. Con poche migliaia di dollari ecco finalmente il primo mezzo a quattro ruote della missione. Il che non eviterà di fare molta strada in moto e a piedi, perché gran parte della zona non è comunque percorribile in auto. Un grazie speciale alla Fondazione Lambriana che onora il ricordo e l’opera di Peppino Vismara attraverso le sue donazioni per le missioni più povere e al nostro ufficio missionario di Milano che gestito e reso possibile questo provvidenziale contatto.
Venerdì 3 Giugno abbiamo celebrato la Festa Patronale della cappella di Boukan Patryot dedicata al Sacro Cuore di Gesù. Come non sentirmi specialmente collegato spiritualmente alla comunità del sacro Cuore di Melzo? Ho veramente celebrato pensando alla parrocchia che mi ha accolto per 9 anni come sacerdote responsabile dentro la grande famiglia della Comunità Pastorale di Melzo. Un augurio particolare a don Carlo Cardani, per i festeggiamenti del suo cinquantesimo di ordinazione.
Grazie ad un contributo provvidenziale di alcuni genitori amici di Desio, in particolare per l’interessamento del carissimo Roberto Marelli, ho potuto realizzare un batteria di servizi igienici, come dono molto concreto e apprezzatissimo da tutta la gente in occasione della festa. In mancanza di questi servizi vi lascio immaginare i grossi problemi di igiene, con tanto di rischio di colera in una cappella molto frequentata e che durante la settimana si trasforma in una scuola.
Mercoledì 8 Giugno abbiamo avuto la gioia di avere tra noi la visita annuale di Davide Boniardi, responsabile diocesano della Caritas di Milano per la solidarietà e l’opera missionaria in America. Insieme a lui, c’erano Enrica, referente e operatrice della Caritas Ambrosiana nella nostra diocesi di Port de Paix e Marta, presente da tempo in Port au Prince per vari progetti e ora orientata a collaborare con Enrica per tutto il Nord Ovest di Haiti e non solo. Davide desiderava conoscere questa nuova parrocchia e vedere insieme le esigenze caritative più urgenti in vista di una collaborazione dall’Italia. Al di là delle questioni più legate al servizio caritativo, è stato davvero bello trascorre alcune ore insieme. Per me è stato senz’altro un segno di amicizia e di grande incoraggiamento. Davide, Enrica e Marta sono davvero splendide persone e sono convinto che la nostra carità sia in buonissime mani.
Domenica 12 Giugno abbiamo ricevuto la visita pastorale del nostro vescovo di Port de Paix, Mons. Antoine Polò. Ha voluto conoscere i vari responsabili delle cappelle e dei pòs e quelli dei vari gruppi e attività. L’incontro è stato breve, un oretta e mezza nel pomeriggio, dalle 16.00 alle 17,30. Per gli haitiani avere l’onore di un vescovo che scrive il tuo nome e cognome sul proprio quaderno è una grande cosa. Infatti avrei potuto dargli una lista già ben compilata con tutti i dati, ma lui ha voluto farlo personalmente e a mano per dare importanza a ciascuno. Così è stato! Ci sono cose che noi italiani (ambrosiani iperattivi) non sappiamo ancora ben valutare.
Continuo a visitare a piedi le zone della parrocchia per incontrare la gente e conoscere più da vicino la loro vita. Sono stato nella zona di Gounò e poi a Jean Valwa, due frazioni (pòs) di Ka Philippe. I luoghi adibiti alla preghiera sono veramente in condizioni misere. Anche qui ci sarà l’esigenza di fare un intervento per la costruzione di una cappella più decente. Vedremo, per ora li ho incoraggiati a continuare come possono e a pregare perché non manchino i benefattori.
Sempre nella zona di Gounò ho scoperto la presenza della macchina di legno per la spremitura della canna da zucchero. Vi lascio le immagini e il video. Non siamo nel medioevo, ma qui, fanno tutto come allora….
Ci sarebbe il progetto di acquistare una macchina per la macinatura del granoturco, alimentata da un motore a benzina. Sarebbe un grande aiuto per la loro vita quotidiana e darebbe un piccolo margine di guadagno per aiutare i più poveri.
Questo ultimo periodo di Giugno è stato caratterizzato dagli esami scolastici in tutte le nostre scuole. Sin dal mattino, la nostra nuova sala parrocchiale era gremita di giovani che studiavano insieme. Anche alla sera, grazie alla luce elettrica fornita dal sistema a pannelli solari e dalle batterie, c’era sempre un bel gruppo di studenti
Ho potuto anche celebrare qualche Messa a conclusione dell’anno scolastico. Così ad esempio è stato nella frazione di Pizè, là dove un giorno spero di realizzare la costruzione di una scuola vera e propria. Vi lascio il video che mostra come, per adesso si arrangiano ad adibire a scuola la cappella semidiroccata.
Si apre anche qui da noi il tempo delle vacanze. Penso ai giovani che avranno ben poco da fare. Alcuni hanno trovato spazio in proposte estive di formazione artigianale o professionale. Un giorno potremo fare qualcosa del genere anche in parrocchia. Per ora cerco di sostenerli a partecipare a ciò che c’è già… Ad esempio ho visitato un centro formativo diretto dai protestanti della chiesa battista che si trova a mezz’ora di cammino da qui. Vi lascio qualche foto di quello che fanno. C’è anche un corso per cucina… I responsabili sono stati ben lieti di iniziare una collaborazione con la parrocchia.
Penso di proporre qualche assaggio di oratorio estivo e di tentare qualche momento di laboratorio artistico con volontari provenienti da Jean Rabel… Vi racconterò
I ragazzi comunque si sanno industriare e con quel poco che trovano sanno fabbricare degli efficientissimi aquiloni. Spago, sacchetti dei rifiuti, rametti d’albero… ed ecco fatto. Guardate il video per stupirvi. E se l’aquilone resta impigliato tra le palme, non c’è problema, si sale a liberarlo… Qui le mamme non urlano, ma cosa fai…scendi di lì… Magari è il don Levi a farlo!
Un abbraccio caraibico a chi sogna di fare vacanza in posti come questi . Vi aspettiamo!
Pè Levi