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BAN RARA, Festa per un Dio che muore?

BAN RARA, FESTA PER UN DIO CHE MUORE?

642px-VaksenIeri sera e gran parte della notte abbiamo avuto un sottofondo di canti,800px-Gaga_en_San_Luis invocazioni, urla al ritmo insistente di tamburi, altri strumenti a percussione, mi pare anche di qualcosa come delle trombe (forse quelle tipiche fatte con il bambù). Verso le 21.30 questo vociare, cantare e ballare si è avvicinato alla nostra zona per poi allontanarsi in un luogo non ben precisato. Don Giuseppe e don Mauro ci hanno spiegato che si trattava di una cerimonia Vodù (Vodou),  un BAN RARA, che indica una manifestazione festosa animata da una banda, tipica del carnevale, ma non solo. Pare che in Quaresima, queste celebrazioni ispirate al voduismo, comincino per poi intensificarsi, fino a culminare con quella partecipatissima del Venerdì Santo. A volte è successo che il corteo della Via Crucis abbia incontrato quello del rito Vudù, senza particolari incidenti, ma con una opportuna deviazione dell’ultimo momento dal percorso fissato.

Mi hanno detto che queste cerimonie vodù erano anche un modo per contrapporsi al “dio dei bianchi” oppressori e padroni, un fare festa perché il “Dio dei bianchi” era stato ucciso, un vero contro-altare ai riti cristiani, per la serie: ”Il loro Dio è morto, alleluia!”.

Non sono in grado di dirvi se oggi ancora ci sia questo spirito di provocazione o se resta semplicemente una loro tradizione che amano tenere viva.

Sentivo dunque questo ritmo incalzante, ma non ho potuto vedere perché era buio e allora ho immaginato il loro camminare danzando, il loro invocare urlato e cantato, il loro perdersi in una specie di furore del corpo che manda in trance, che libera l’anima dalle sue ombre…

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Ho pensato alla nostra adorazione Eucaristica di ieri, guidata da don Giuseppe e animata da un gruppo di giovani. Che contrasto! Eppure, guardando questi nostri giovani pregare e cantare davanti al Santissimo non ho avuto l’impressione che subissero qualcosa di estraneo alla loro cultura. Li ho visti presi dalla presenza del Signore così povera e pura. Li ho visti immersi nel silenzio, come li ho visti immersi nel canto.

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Si tratta di un altro tipo di trance, che magari non prende il corpo lanciandolo in movimenti spasmodici, ma lo prende a partire dal cuore, grazie al dono della Fede.

Bello il pensiero regalato da don Noli che ha citato l’esempio di San Giuseppe e soprattutto il suo essere silenzioso di fronte al Mistero di Gesù.

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Bello l’esempio del bambino neonato che non sa parlare, ma poi passa dal silenzio, ai primi vagiti e che poi arriva a dire per la prima volta “mamma”.

Quanto contenuto in questa prima parola, quale carico di affetto e di riconoscenza che il bambino dice, senza saperlo, in quel “mamma”! Quanto questo rende felice la madre che l’ascolta per la prima volta!

Così noi, di fronte alla presenza di Gesù nell’Eucaristia possiamo balbettare: “Signore”!

Ad Haiti, anche nel mondo religioso, i contrasti sono davvero forti e conviventi!

Noi possiamo solo far conoscere l’amore e la presenza del Signore, attraverso la nostra sincera testimonianza e la nostra dedizione a questo popolo. Per il resto è davvero difficile e per ora presuntuoso giudicare, per non parlare di un certo senso di colpa che istintivamente mi porto dentro, come bianco, nei loro confronti.

Per restare in tema , ecco qui di seguito alcune immagini scattate durante la Via Crucis guidata dai giovani. Vi basti pensare che è durata circa 2 ore  ed è abituale che sia così.

 

HAITI AP ALE, HAITI CHE VA


HAITI AP ALE
, HAITI CHE VA…

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Uno dei rari giorni di pioggia che conciliano lo studio del Creolo

Don Claudio e il sottoscritto siamo alle prese con l’apprendimento appassionato del Kreyol e siamo quelli che ad ogni occasione domandano: “Come si dice questo? Come mai c’è questa espressione? …”. I nostri confratelli don Giuseppe e don Mauro, con grande pazienza rispondono, correggono pronunce e strafalcioni, ci spiegano, ci incoraggiano…

Io penso che sia una buona chance essere insieme in questo momento e poter condividere la vita qui a Mar Rouge. Siamo davvero una piccola comunità presbiterale e giorno per giorno aumenta la confidenza e la testimonianza reciproca. Ogni sera, verso le 19.30 ci troviamo a pregare con il vespero e poi con il rosario, naturalmente in Kreyol.

Io e don Claudio partecipiamo alle varie celebrazioni, cerchiamo di essere presenti perché tutto, per ora, è in vista di capire la lingua e conoscere la situazione

 Haiti ap ale, cioè Haiti che va, che funziona, non solo quella che ha tanti problemi e povertà. Così mi pare di scoprire sempre più e amo  scoprire. Ad esempio vi parlo qui di altri due bei segni di un Haiti ki ap leve, che si sveglia, che si rialza….

La comunità di Dame.

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Don Mauro sempre in azione

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E’ una delle frazioni della parrocchia di Mar Rouge, dove è stata costruita una chiesa davvero bella. Domenica ho potuto vederla in occasione della Messa delle ore 10.00 celebrata da don Mauro.

Ci siamo andati in Jeep per mancanza di tempo e per portare un quadro dedicato alla Madonna da appendere a lato dell’altare, altrimenti ci si arriva con tre quarti d’ora e più di buon cammino. Don Giuseppe e don Claudio sono andati a piedi (2 ore e 30 c.a) all’altra  frazione di Lavatie.

 

Don Mauro mi ha fatto notare come la particolarità di questa comunità è di avere tanti bambini e tanti giovani. Infatti, l’assemblea era gremita di persone
in giovane età, comprese mamme con bambini in braccio. Insomma, una comunità che guarda al futuro (nan tan ap vini). Il nostro instancabile don Mauro, dopo aver già celebrato la Messa delle 7.00, durata come al solito più di due ore, ha celebrato questa a Dame durata altre due, e poi ha parlato con forza al gruppo giovanile radunato in chiesa.

Ho proprio notato la vitalità di questi giovani, la loro voglia di impegnarsi, di essere protagonisti del loro futuro anche ecclesiale.

 

 

 

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La casa presa in affitto per il progetto: la parte davanti è utilizzata per gli incontri, le viste e le terapie. Sul retro i laboratori

Il progetto GASMY

 

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Madda insieme a Ugo, un grande collaboratore dei padri camilliani a Port au Prince

Gasmy è il nome di uno dei primi bambini “sous renmen” (sorgenti d’amore, vi ricordate?) di cui la parrocchia guidata da don Giuseppe Noli e don Mauro e grazie all’opera di Madda (Maddalena, laica che opera da tanti anni nella zona per favorire la cura dei bambini con difficoltà) si è presa cura. Dalla “provocazione” di questo bambino, morto purtroppo tempo fa, è sorto il progetto GASMY, che intende accogliere questo tipo di bambini per aiutarli ad essere considerati un valore e non un problema, un dono e non una disgrazia.
Ad esempio, si è affittata una casa dove far apprendere ai bambini una attività di laboratorio, di atelier, come la manifattura di ceste, borse, recipienti fatte con le foglie di palma.

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Sono brava, eh?

Questi prodotti vengono poi venduti e il ricavato sostiene le attività a favore dei bambini stessi. I bambini sono orgogliosi di ciò che fanno e le famiglie scoprono che questi figli hanno tanto da donare. In questa casa ci sono spazi dedicati alla fisioterapia e alla rieducazione delle facoltà dei bambini più gravi.

Dietro a tutto questo c’è l’opera di Madda che si prodiga su tutti i fronti possibili per diffondere una cultura di attenzione privilegiata ai bambini sous renmen.

Di lei parleremo ancora, ve l’assicuro.  

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Troppo seriosi, dai, su un pò di vita.. Subito accontentato, eh..eh..

 

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Ma poi si torna a fare del proprio meglio. Bravissimi! Qui vedete il loro pazientissimo ed esperto insegnante.

SOUS RENMEN, SORGENTI D’AMORE

SOUS RENMEN, ovvero SORGENTI D’AMORE

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Don Noli in cammino con il suo inseparabile K-Way e berretto rosso

Questa mattina ho accompagnato don Giuseppe Noli a celebrare la Messa a Kot de Fer, una località che si trova ad un’ora di cammino dalla nostra parrocchia di Mare-Rouge. Siamo partiti alle 6.15, alla luce delle torce elettriche. Lungo la strada diverse persone già in cammino, anche due ragazze che si recavano alla fontana di Kot de Fer con le loro taniche da riempire e da riportare a casa piene e che hanno condiviso con noi l’ultima mezz’ora buona di tragitto. Non hIMG_0950o perso l’occasione di capire qualche parola in più di creolo e si sa che i migliori insegnanti sono i bambini. Verso le 8.15 abbiamo celebrato la Messa sotto un “anga” (hangar in francese), una tettoia provvisoria perché la chiesa è in fase di ristrutturazione. Don Giuseppe ha fatto una bellissima omelia sull’immagine di Dio Padre che fa sorgere il sole e cadere la pioggia sia sui buoni, sia sui cattivi. Così non bisogna soltanto “renmen” (amare) solo quelli che amano noi… L’immagine della pioggia e del sole IMG_0967che Gesù ha utilizzato al suo tempo qui ad Haiti è davvero attualissima. L’assemblea non si è persa nemmeno una parola.

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Wozlen, la nostra insegnante di Creolo

Dopo la Messa, si è svolta la catechesi dei ragazzi, e io ho potuto salutare Wozlen (Roselina), la nostra insegnante di Creolo che fra l’altro è anche animatrice liturgica della comunità di Kot de Fer. Parlando di lei, qualcuno ha sottolineato che è l’educatrice scolastica della sezione speciale, quelli dei bambini “handikappè”… Ho detto che handikappè è un modo poco carino per definire questi bambini. Don Noli mi ha rassicurato che qui hanno coniato un altro termine ed è quello che ci tengono a far utilizzare: questi bambini sono “sous renmen” (francese: sorce d’amour), cioè “sorgenti d’amore”. Sono rimasto rapito da questo termine, davvero stupendo. Don Giuseppe ha aggiunto che ogni anno, in ogni comunità piccola e grande della zona si vive la festa dei “sous renmen”, dove questi bambini e queste persone anche adulte sono invitate a vivere una giornata tutta per loro con la partecipazione di tutte le famiglie e i vari operatori.

IMG_0765IMG_0988Sous renmen, perché grazie a loro la nostra capacità di amare è chiamata ad esprimersi, a mettersi in gioco, ad uscire allo scoperto e diventa rivelazione dell’amore di Dio

Grazie Haiti, ancora!

Nel pomeriggio ci sono state le confessioni e ho avuto la gioia di poter donare il perdono del Signore a qualche persona, facendomi aiutare dal francese che so. Sapete? Ho utilizzato l’immagine dei “sous renmen” dicendo ai miei penitenti che il peccato vuole renderci handikappè, ma Dio invece ci rende tutti “sous renmen”. Mi pare abbiano capito!

A proposito di Kot del Fer c’è da dire che quello della ristrutturazione della chiesa è un altro tra i numerosi progetti in corso . I lavori sono iniziati a Novembre e si spera di inaugurare la chiesa per Pasqua….

Quello che vedete è tutto lavoro manuale…. Le prime due immagini le ho scattate a Dicembre, le altre in questi giorni…

MUSICA E LACRIME

MUSICA E LACRIME

Da ieri sera, per tutta la notte, fino a questa mattina, nella zona vicino a noi, abbiamo sentito sprigionarsi il suono continuo di musica e di canti. Certamente non ha giovato al nostro riposo. Pensavamo che fosse una celebrazione di qualche chiesa carismatica o protestante, una specie di veglia di preghiera che poi diventa una festa. Ma una cosa del genere non dura mai così tanto e non ci sembrava di aver sentito qualcosa simile alla preghiera.
Da noi, in Italia, sarebbero già intervenuti i vigili, i carabinieri e anche la polizia per far interrompere tutto questo schiamazzo in nome di un rispetto per la quiete pubblica.
Ma qui siamo ad Haiti. Ho chiesto a don Noli e a don Mauro se sapevano qualcosa e mi hanno dato la spiegazione: si è trattato della veglia per un defunto. Loro usano vegliare per tutta la notte e a volte anche per più di un giorno invitando parenti, amici e vicini per fare festa, ascoltare musica, ballare, magari ubriacarsi. Il defunto è lì ben nascosto da qualche parte, l’importante è scacciare ogni negatività della morte con un surplus di vita e di “spensieratezza”. In verità non mancano le lacrime e tutto l’aspetto del dispiacere per la persona cara che viene a mancare. Se sono cattolici praticanti chiamano il sacerdote per una benedizione e la recita del rosario. A Dicembre, durante il breve sopralluogo ad Haiti, ho partecipato ad una preghiera per un defunto. Quando siamo arrivati alla casa il parente più responsabile ci ha fatto largo tra la folla festante, anche con una certa difficoltà a trovare dove passare, per entrare poi nella stanza dove un gruppo di persone ha detto con noi il rosario.
C’era la commozione di qualcuno e la preghiera è stata ben partecipata. Ma là fuori c’era di tutto: musica, vociare di persone, urla, risate, … Tutto questo vissuto nella più assoluta spontaneità e senza disagio o disappunto per nessuno, né per chi era dentro a pregare, né per la stragrande maggioranza che era fuori a far festa. Lacrime e musica, morte e festa, preghiera e allegria, tutto può stare insieme ad Haiti.

Don Noli e don Mauro ripetono spesso a don Claudio e al sottoscritto, che prima di tutto c’è tanto da capire e che il primo servizio da rendere loro è il saper ascoltare, capire, rispettare… Liberarsi da pregiudizi e da schemi mentali, darsi tanto tempo per cogliere il cuore della loro cultura e spiritualità.

Così, in attesa di scoprire i tanti “PAESAGGI UMANI” che Haiti offre, vi metto a disposizione le foto di alcuni paesaggi, naturali e non, che ho potuto immortalare in questi primi giorni.

Sulle strade di Haiti

IMG_0651Viaggiare ad Haiti è veramente difficoltoso e bisogna provare per credere. La maggior parte delle strade sono sterrate con tratti che mettono a dura prova anche la jeep più potente.
Il problema è ancor più grave qui al nord, proprio dalle nostre parti .

IMG_0889Oggi, con la Jeep ci siamo recati a Mol Sen Nicola, una località che si affaccia sul mare ed è il comune di cui facciamo parte. Lì si trovano ad operare una piccola comunità di tre nostre suore italiane. Abbiamo trovato suor Mariarosa e suor Rosalia (suor Gabriella è in Italia per un breve periodo) e abbiamo potuto recapitare pacchetti e IMG_0897messaggi arrivati con noi dall’Italia (c’era l’immancabile formaggio, il salame nostrano… e altri buoni ricordini).
Abbiamo celebrato la Messa in italiano (con loro somma gioia, anche perchè da qualche giorno sono senza un sacerdote che possa celebrare in paese) e fatto una gustosa chiacchierata.

Il tragitto tra l’andare e il venire ha confermato il pessimo stato delle strade haitiane, ma ad un certo punto un gruppetto di persone a piedi  ( quasi tutti vanno a piedi) ci ha lanciato l’apello di poter dare un passaggio. Con loro una giovane donna con un piccolo bambino in braccio. Li abbiamo fatti salire e portati fino a Mare-Rouge.

IMG_0847Nello scendere, ho aperto io il portellone posteriore e ho voluto aiutare la giovane mamma a scendere dalla Jeep. Così lei, con tutta naturalezza mi ha affidato il suo bambino che ho potuto tenere tra le braccia per un momento. Potete immaginare la tenerezza di questo contatto e io, ancora così romantico nel mio entrare nella situazione di missione, mi sono detto: “Ecco qui un altro bel segno piovuto dal cielo, una mamma che mi pone tra le braccia il suo bambino. Come  dire che il suo futuro è per un pochino anche nelle mie mani”. Ho dato un bel bacio sulla fronte al piccolo, subito riconsegnato alle braccia materne. La giovane donna mi ha sorriso, ringraziato ed è andata per la sua strada.

Ecco un bell’incontro sulle strade di Haiti, che poi, non sono sempre così romantiche, anzi!

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 Così ho deciso di mettervi qui una bella serie di immagini del viaggiare in Haiti che ho scattato durante i nostri spostamenti

 

Ciao e buona strada di Quaresima a tutti

don Levi