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COLPI DI MACHETE NELL’ACQUA?

COLPI DI MACHETE NELL’ACQUA…?

IMG_1294 Il nostro apprendimento del Creolo (Kreyol) procede a piccoli passi. Si tratta di famigliarizzare con una lingua che si apprende con l’ascoltato e il parlato più che con lo studio della grammatica. Cominciamo a balbettare qualche timida frase e a comprendere almeno quanto leggiamo. Per me e don Claudio è utilissimo prepararci nella preghiera con le letture della Messa del giorno in lingua Kreyol, cosi la recita del vespero con don Giuseppe e don Mauro, il rosario, le varie funzioni…. Ancora irraggiungibile capire gli haitiani quando parlano correntemente. Bisogna ripetergli: “DUSMAN SOUPLE”, cioè “con calma per favore”.

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Stiamo utilizzando il libro di testo della loro quinta elementare e siamo solo alla pagina 13.
Ci vengono proposti dei bei raccontini sui quali esercitare comprensione, lettura, traduzione e grammatica. Si parla di bambini come Lilin e Ti Yaya, di animali come il serpente (Kulev), il gatto (Chat), il topo (rat), la faraona (pentad)… persino il piccolo verme(vètè) così utile per la buona salute della terra.

L’ultimo parla di una bestia terribile a sette teste con la barba lunga che fa razzia di scodelle di riso e fagioli nelle case… Verrà fatta fuori dall’eroe Brizfè a colpi di machete.

Nel tradurre e trovare significati ci imbattiamo spesso nei proverbi tradizionali della cultura haitiana che sono molto cari alla nostra gente.

22_gumulira_machete_womanL’ultimo che abbiamo trovato dice: Kout manchet nan dlo pa kite mak, cioè, “il colpo di machete nell’acqua non lascia traccia”.

Lo strumento quindi può essere efficace e affilato come un buon machete, terribile anche come arma, ma diventa inutile e ridicolo quando colpisce l’acqua.

Mi fa pensare alla nostra azione missionaria, perché possiamo cadere nell’illusione di essere bravi, di avere gli strumenti più efficaci, di possedere tante risorse e con questo credere di risolvere ogni problema. Don Noli lo dice alla sua maniera: “ se devi fare una trasfusione di sangue, non solo devi avere il sangue buono, ma devi anche trovare la vena dove iniettarlo”. Se inietti nel punto sbagliato, o peggio “fuori vena”, tutto l’intervento diventa un serio danno per la persona che lo riceve…

Mi pare dunque che imparare la lingua non sarà la cosa più decisiva per fare la prima buona omelia. Si tratta di capire sempre di più a chi si parla, il loro modo di pensare, di intendere la vita ed il loro rapporto con la fede.  Mamma mia come è lunga la strada!!!

Che dire allora delle nostre opere, del nostro proporre la catechesi, delle nostre iniziative…?

Su questo i nostri missionari di qui , come don Giuseppe Noli, don Mauro Brescianini e don Giuseppe Grassini, sono senz’altro avveduti ed evangelicamente saggi.

martina-350-x-233 Don Claudio è andato in questi giorni in capitale, a Port au Prince per incontrare una delegazione del CSI (Centro Sportivo Italiano) che intende inviare questa estate alcuni giovani volontari italiani per aiutare la formazione di futuri allenatori e animatori sportivi qui da noi. Potrebbe essere un’ottima idea, occorrerà evitare che, nonostante la buona volontà e l’impiego di risorse e di persone generose,  non sia come “un colpo nell’acqua”. In capitale è più facile trovare strutture, ma se vengono al nord, qui da noi, devono tenere conto che non troveranno ne campi di calcio, di basket, di pallavolo, ne palestre, ne tante altre strutture che diamo per scontato, palloni compresi. C’è davvero da essere sportivi!

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Don Mauro e don Claudio pronti ad applaudire. Siamo all’inizio poi la gente è arrivata un pò alla volta… orario haitiano

Tanto per stare in tema vi regalo una  serie di foto che documentano la rappresentazione fatta domenica 30 Marzo qui a Mare Rouge e realizzata da alcuni dei nostri giovani. Essi hanno voluto mettere in scena il vangelo della Samaritana. Dovevate vedere come erano “presi” dalla loro parte recitativa, soprattutto il giovane che ha interpretato Gesù e anche la signora che ha recitato come Samaritana (inconfondibile con il copricapo e il vestito giallo). Forse, agli occhi nostri, abituati agli spettacoli televisivi e multimediali, il tutto poteva sembrare fin troppo semplice e anche ingenuo. Non è stato così per la gente che si è radunata e anche per coloro che passavano per strada e si sono fermati ad assistere. Per loro non si è trattato di un colpo nell’acqua!

Colpire l’acqua non  lascia traccia, ma quando a colpire è l’acqua stessa la faccenda cambia.  Ecco qui le immagini di un  “colpo d’acqua” straordinario: domenica,  Don Mauro ha amministrato il  Battesimo a 4 giovani, a Damè, durante la Messa domenicale.

Mwen gen GRANGOU, grangou ampil…

GRANGOU, grangou ampil

Quale fame?

IMG_0899Non è raro essere avvicinati da bambini, da giovani e da adulti che ti dicono di avere fame, di non aver mangiato nulla, dicono: “Mwen gen grangou, grangou ampil”. Diversi indicano lo stomaco, c’è chi ti invita a sentire, a mettere la mano proprio lì come per far sentire il vuoto che hanno nella pancia. Potete immaginare come ci si senta, come si vorrebbe fare subito qualcosa, dare un aiuto immediato. Don Giuseppe e don Mauro ci hanno consigliato di non lasciarsi prendere dalle facili emozioni perché non è dando subito qualcosa che si risolve la questione, si entrerebbe in un infinito dare senza mai risolvere il problema. Bisogna deglutire il nodo alla gola e rispondere di venire in parrocchia, di rivolgersi alla nostra Caritas parrocchiale. I responsabili e i volontari della Caritas sono persone del posto, conoscono le famiglie, sanno muoversi tra le situazioni e discernere i veri bisogni dalle pretese o dagli opportunismi. L’impegno per chi è più povero tra i poveri è davvero grande. Comunque si troverà sempre chi chiede qualcosa, non fosse altro che quando qui vedono un bianco, pensano al ricco che ha tanto e può fare tutto. Pensano che con un po’ di insistenza e con l’atteggiamento afflitto si può sempre ricavare qualcosa di buono prima o poi.

Così ho scoperto a quale altra fame stiamo cercando di dare risposta.

Si tratta di offrire un aiuto che promuova le persone e le famiglie per un futuro sostenibile, per rispondere alla fame di un lavoro, di un benessere minimo, ma almeno più stabile e dignitoso.

 

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Ad esempio due iniziative che vi segnalo e che mi hanno davvero stupito.

 

Il SOKAM,  il MICROCREDTO per coloro che hanno una piccola attività di commercio e qui sono davvero tanti che sopravvivono grazie all’attività del mercato ambulante. Spesso si tratta di poco più che un tappeto, un tavolino da esporre lungo la strada o delle ceste di frutta, delle corde tirate con appesi i vestiti, delle scarpe, ecc… La parrocchia sta sostenendo un centinaio di piccole attività del genere prestando una somma di denaro da investire e poi restituire nel tempo. Questi soldi permettono a loro di migliorare il tipo e la quantità di merce a disposizione, di ricavare di più. Il tutto sta davvero funzionando e non ci sono grossi problemi a restituire a tempo dovuto quanto prestato.

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Il prestito viene  poi rinnovato e anche aumentato, almeno per cinque anni.

Ci sono dei volontari in parrocchia che seguono tutto questo.

 

 

Il SOKAM giovani è ancora più interessante. Si tratta di favorire l’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro. Normalmente un giovane che vuole imparare un mestiere deve andare da un artigiano o un capo impresa, un “boss” come lo chiamano qui e pagare per imparare.

Questo esclude chi è povero, chi non ha i soldi e non li avrà mai per imparare un lavoro.

La parrocchia, grazie ad un comitato apposito, ha svolto una azione davvero stupenda.

IMG_0348Ha fatto da tramite e da garanzia con i vari “boss” e ha chiesto loro di ricevere gratuitamente il giovane che vuole imparare. Al giovane non deve dare nessuno soldo, ma nemmeno pretenderne. Come contraccambio ha forza lavoro gratuita e fa un gesto di solidarietà cristiana per il futuro di questi giovani. Il comitato parrocchiale segue i giovani, controlla il loro comportamento, offre momenti di formazione professionale. La parrocchia inoltre, paga al giovane una specie di stipendio (secondo gli standard haitiani, circa 125 gourde al giorno= 2, 50 €) di cui una parte è messa in Banca a nome del lavoratore, una parte viene reinvestita per questa attività, e il resto è dato direttamente al giovane per le necessità della famiglia. Don Giuseppe e don Mauro mi hanno parlato di ben 43 giovani già collocati in questo modo. In più, altrettanti circa sono gli studenti che entrano in questo sistema durante i mesi di vacanza estiva.

IMG_0882Naturalmente questo è possibile anche per gli aiuti che riceviamo dall’Italia. La nostra Caritas ambrosiana è già intervenuta a sostenere questa iniziativa e sta mantenendo il suo prezioso appoggio ancora oggi.

Questa è davvero carità intelligente, capace di donare un futuro che possa rendere meno assillante il lacerante appello:”Grangou, ampil grangou”.

 

 

Allego qualche altra immagine che parla della vita di qui.

I due “super studenti” di Kreyol, don Claudio e don Levi con la loro  pazientissima insegnante Wroslen

Un’altra via Crucis con la nostra gente…

Un gruppo di bambine che preparano la danza che faranno durante la Messa di Pasqua

I PROBLEMI SI AFFRONTANO INSIEME

I PROBLEMI SI AFFRONTANO INSIEME

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Con i responsabili della scuola. Foto dicembre 2013

Don Noli, don Giuseppe e don Claudio sono andati alla nostra scuola parrocchiale, San Giovanni Bosco, per un colloquio con i professori. Si tratta di verificare come sta andando l’insegnamento e il rendimento dei nostri numerosi alunni. C’è qualche segnale di insufficienza, sembra che nelle ultime due valutazioni (tre all’anno) su schede proposte dal ministero dell’istruzione haitiano, molti dei nostri alunni hanno mostrato parecchie difficoltà  e non hanno raggiunto il livello sperato. Noi sappiamo della loro povertà, dello stato delle loro case, della quasi impossibilità a trovare spazi “riservati” per lo studio là dove si arriva a vivere una decina o più di persone, tra adulti e bambini,

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Una bella classe dei nostri alunni

in due localini che servono a tutto.
Però è giusto cercare il meglio, il modo per far rendere meglio la scuola e chiedere agli insegnanti tutta la loro disponibilità a mettersi in gioco, come educatori e come cristiani.

Così oggi cominciano le consultazioni e i confronti con gli insegnanti, uno ad uno. Anche questa è sicuramente missione ed è segno dell’amore verso i nostri ragazzi.

Io sono rimasto a casa alle prese con il Kreyol. Sto cercando di raggiungere in fretta la capacità di comunicare. Fare le foto non mi basta più, desidero proprio l’incontro con le persone, andare oltre questi volti sempre più famigliari, ascoltare i loro racconti di vita.

E’ arrivato un giovane a portare dei fogli. Mi ha spiegato (e io ho capito il necessario) che si trattava della relazione dell’incontro di domenica 16, quello sulla questione della sicurezza e della giustizia nella nostra zona. Ho dato una sbirciata alla relazione scritta in Kreyol. Mi sono detto: “Però! Riesco a capire quasi tutto, che bravo!”. Devo dire però che sapevo in anticipo di che cosa si era discusso. Don Noli e don Mauro ne avevano parlato più volte.

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Aeroporto di Port del Paix

Cosa è successo? Il fatto riguarda una partita di droga arrivata in aereo nel piccolo aeroporto di Port de Paix, dal valore di ben 30 milioni di dollari. La macchina che doveva portare i malviventi per lo scambio denaro-droga ha avuto un guasto e i malcapitati  hanno dovuto lasciare lì la macchina. Sembra che droga e soldi siano spariti e i delinquenti siano rimasti a mani vuote. Si è scatenata una doppia caccia, quella delle forze dell’ordine a cercare colpevoli, droga e soldi. Quella più pericolosa dei malviventi che hanno pensato di cercare tra le case degli abitanti sparsi nella zona, fino al nostro territorio, pensando che qualcuno ne abbia approfittato. Questo ha generato il terrore perché un gruppo di incappucciati si è aggirato di notte, irrompendo nelle case, maltrattando la gente, per interrogare, per estorcere informazioni. IMG_0823Erano armati e non hanno avuto remore a puntare la canna della pistola nell’orecchio di un bambino di 6 anni perché il padre parlasse. Cose del genere sono successe a più famiglie, tanta violenza, ma per fortuna senza vittime. Così diverse famiglie si sono spostate da parenti e amici lontani da qui.

Don Noli e don Mauro hanno organizzato un incontro con la gente e hanno invitato le autorità locali, i responsabili delle forze dell’ordine, i giudici, ecc.

C’era molta gente e il risultato, che la relazione racconta, parla di affrontare la situazione formando delle squadre di uomini volontari per la vigilanza e il controllo. Inoltre è stato chiaro l’impegno a collaborare con forze dell’ordine e di fornire tutte le informazioni utili. Si è deciso di portare la questione anche a livello del governo.

Tra tutti c’è stata anche una voce, tra coloro che avevano subito l’irruzione in casa dei malviventi, che ha detto:” bisogna pregare e pregare per coloro che ci hanno fatto del male”

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Riunione con responsabili della nostra biblioteca

Speriamo che le famiglie non abbiano a soffrire ancora e che tutti possano presto tornare alle loro case.

Resto ammirato di come don Noli e don Mauro abbiano saputo farsi carico di questa situazione e promuoverla verso una risposta che coinvolga tutti, dalle autorità alle famiglie stesse. Del resto, per chi conosce i nostri due missionari, questa non è una novità.

TIRE DLO

TIRE DLO, tirare l’acqua…. Acqua come dono e come fatica 1Approfitto del rito romano che in tutto il mondo così anche ad Haiti (meno che a Milano, naturalmente) ha proposto per la Terza Domenica di Quaresima il Vangelo della Samaritana. Tentando di leggerlo in Kreyol ho trovato proprio questa espressione che descrive l’andare al pozzo a prendere l’acqua: “madanm Samari vini pou tire dlo”. E’ la donna samaritana che, come la maggioranza delle donne haitiane ancora oggi, va al pozzo a “tirare su l’acqua”, perché l’acqua costa fatica, va presa con il secchio. Per non parlare poi del trasporto del tanicone portato sulla testa, a volte per un’ora di cammino.

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Don Mauro durante l’offertorio

Allora il fatto che Gesù parli di un acqua buonissima, freschissima, gratis, che come una sorgente puoi avere dentro di te, ha certamente attirato tantissimo l’attenzione dei nostri haitiani. Devo dire anche, che a Kot de Fer, la frazione dove sono andato a concelebrare la Messa con Don Mauro, quando il Vangelo ha parlato di questa donna che aveva avuto cinque mariti, tutta l’assemblea si è messa a mormorare rumorosamente. Come a dire: “Ma guarda questa qui che roba! Ma si può?!”. Oppure ”… Una così abita anche vicino a me!”.

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Bambine danzano durante la presentazione dei doni

Davvero il Vangelo letto qui con la gente di Haiti mostra significati e colori che da noi è difficile cogliere con la stessa immediatezza. A proposito del problema acqua, qui nella nostra zona, nessuno, nemmeno noi, ha l’acqua potabile in casa. Va presa al pozzo, ancora oggi. In casa arriva l’acqua piovana raccolta in apposite cisterne che è utilizzata per lavarsi, lavare e fare da mangiare fin che c’è, perché anche questa va utilizzata con parsimonia. La gente che non ha un grande tetto come quello della nostra chiesa che può raccogliere l’acqua della pioggia, ha solo l’acqua del pozzo per tutto o qualche rarissimo rigagnolo naturale. Come parrocchia, grazie all’aiuto italiano ed a una organizzazione della Caritas cecoslovacca, in questi ultimi anni, abbiamo potuto fare trivellazioni e trovare altri pozzi, dopo molti tentavi andati a vuoto. Inoltre abbiamo potuto portare l’acqua di un pozzo a vari punti di distribuzione così da ridurre le distanze tra le famiglie e il punto di approvvigionamento. Se vi ricordate ho già pubblicato le foto di questo sistema. La Caritas ha anche fatto costruire delle tettoie in lamiera per la raccolta dell’acqua piovana in vari punti del territorio IMG_1094Oltre all’acqua per la gente, c’è il problema di quella necessaria per l’agricoltura di qui, così povera, senza mezzi e in balia delle varie siccità. C’è un progetto in vista per mettere in opera un sistema di irrigazione sfruttando al meglio l’acqua piovana. Ve ne parleremo più avanti Per ora vi offro qualche immagine legata alla fatica e al dono dell’acqua!

BAN RARA, Festa per un Dio che muore?

BAN RARA, FESTA PER UN DIO CHE MUORE?

642px-VaksenIeri sera e gran parte della notte abbiamo avuto un sottofondo di canti,800px-Gaga_en_San_Luis invocazioni, urla al ritmo insistente di tamburi, altri strumenti a percussione, mi pare anche di qualcosa come delle trombe (forse quelle tipiche fatte con il bambù). Verso le 21.30 questo vociare, cantare e ballare si è avvicinato alla nostra zona per poi allontanarsi in un luogo non ben precisato. Don Giuseppe e don Mauro ci hanno spiegato che si trattava di una cerimonia Vodù (Vodou),  un BAN RARA, che indica una manifestazione festosa animata da una banda, tipica del carnevale, ma non solo. Pare che in Quaresima, queste celebrazioni ispirate al voduismo, comincino per poi intensificarsi, fino a culminare con quella partecipatissima del Venerdì Santo. A volte è successo che il corteo della Via Crucis abbia incontrato quello del rito Vudù, senza particolari incidenti, ma con una opportuna deviazione dell’ultimo momento dal percorso fissato.

Mi hanno detto che queste cerimonie vodù erano anche un modo per contrapporsi al “dio dei bianchi” oppressori e padroni, un fare festa perché il “Dio dei bianchi” era stato ucciso, un vero contro-altare ai riti cristiani, per la serie: ”Il loro Dio è morto, alleluia!”.

Non sono in grado di dirvi se oggi ancora ci sia questo spirito di provocazione o se resta semplicemente una loro tradizione che amano tenere viva.

Sentivo dunque questo ritmo incalzante, ma non ho potuto vedere perché era buio e allora ho immaginato il loro camminare danzando, il loro invocare urlato e cantato, il loro perdersi in una specie di furore del corpo che manda in trance, che libera l’anima dalle sue ombre…

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Ho pensato alla nostra adorazione Eucaristica di ieri, guidata da don Giuseppe e animata da un gruppo di giovani. Che contrasto! Eppure, guardando questi nostri giovani pregare e cantare davanti al Santissimo non ho avuto l’impressione che subissero qualcosa di estraneo alla loro cultura. Li ho visti presi dalla presenza del Signore così povera e pura. Li ho visti immersi nel silenzio, come li ho visti immersi nel canto.

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Si tratta di un altro tipo di trance, che magari non prende il corpo lanciandolo in movimenti spasmodici, ma lo prende a partire dal cuore, grazie al dono della Fede.

Bello il pensiero regalato da don Noli che ha citato l’esempio di San Giuseppe e soprattutto il suo essere silenzioso di fronte al Mistero di Gesù.

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Bello l’esempio del bambino neonato che non sa parlare, ma poi passa dal silenzio, ai primi vagiti e che poi arriva a dire per la prima volta “mamma”.

Quanto contenuto in questa prima parola, quale carico di affetto e di riconoscenza che il bambino dice, senza saperlo, in quel “mamma”! Quanto questo rende felice la madre che l’ascolta per la prima volta!

Così noi, di fronte alla presenza di Gesù nell’Eucaristia possiamo balbettare: “Signore”!

Ad Haiti, anche nel mondo religioso, i contrasti sono davvero forti e conviventi!

Noi possiamo solo far conoscere l’amore e la presenza del Signore, attraverso la nostra sincera testimonianza e la nostra dedizione a questo popolo. Per il resto è davvero difficile e per ora presuntuoso giudicare, per non parlare di un certo senso di colpa che istintivamente mi porto dentro, come bianco, nei loro confronti.

Per restare in tema , ecco qui di seguito alcune immagini scattate durante la Via Crucis guidata dai giovani. Vi basti pensare che è durata circa 2 ore  ed è abituale che sia così.

 

HAITI AP ALE, HAITI CHE VA


HAITI AP ALE
, HAITI CHE VA…

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Uno dei rari giorni di pioggia che conciliano lo studio del Creolo

Don Claudio e il sottoscritto siamo alle prese con l’apprendimento appassionato del Kreyol e siamo quelli che ad ogni occasione domandano: “Come si dice questo? Come mai c’è questa espressione? …”. I nostri confratelli don Giuseppe e don Mauro, con grande pazienza rispondono, correggono pronunce e strafalcioni, ci spiegano, ci incoraggiano…

Io penso che sia una buona chance essere insieme in questo momento e poter condividere la vita qui a Mar Rouge. Siamo davvero una piccola comunità presbiterale e giorno per giorno aumenta la confidenza e la testimonianza reciproca. Ogni sera, verso le 19.30 ci troviamo a pregare con il vespero e poi con il rosario, naturalmente in Kreyol.

Io e don Claudio partecipiamo alle varie celebrazioni, cerchiamo di essere presenti perché tutto, per ora, è in vista di capire la lingua e conoscere la situazione

 Haiti ap ale, cioè Haiti che va, che funziona, non solo quella che ha tanti problemi e povertà. Così mi pare di scoprire sempre più e amo  scoprire. Ad esempio vi parlo qui di altri due bei segni di un Haiti ki ap leve, che si sveglia, che si rialza….

La comunità di Dame.

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Don Mauro sempre in azione

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E’ una delle frazioni della parrocchia di Mar Rouge, dove è stata costruita una chiesa davvero bella. Domenica ho potuto vederla in occasione della Messa delle ore 10.00 celebrata da don Mauro.

Ci siamo andati in Jeep per mancanza di tempo e per portare un quadro dedicato alla Madonna da appendere a lato dell’altare, altrimenti ci si arriva con tre quarti d’ora e più di buon cammino. Don Giuseppe e don Claudio sono andati a piedi (2 ore e 30 c.a) all’altra  frazione di Lavatie.

 

Don Mauro mi ha fatto notare come la particolarità di questa comunità è di avere tanti bambini e tanti giovani. Infatti, l’assemblea era gremita di persone
in giovane età, comprese mamme con bambini in braccio. Insomma, una comunità che guarda al futuro (nan tan ap vini). Il nostro instancabile don Mauro, dopo aver già celebrato la Messa delle 7.00, durata come al solito più di due ore, ha celebrato questa a Dame durata altre due, e poi ha parlato con forza al gruppo giovanile radunato in chiesa.

Ho proprio notato la vitalità di questi giovani, la loro voglia di impegnarsi, di essere protagonisti del loro futuro anche ecclesiale.

 

 

 

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La casa presa in affitto per il progetto: la parte davanti è utilizzata per gli incontri, le viste e le terapie. Sul retro i laboratori

Il progetto GASMY

 

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Madda insieme a Ugo, un grande collaboratore dei padri camilliani a Port au Prince

Gasmy è il nome di uno dei primi bambini “sous renmen” (sorgenti d’amore, vi ricordate?) di cui la parrocchia guidata da don Giuseppe Noli e don Mauro e grazie all’opera di Madda (Maddalena, laica che opera da tanti anni nella zona per favorire la cura dei bambini con difficoltà) si è presa cura. Dalla “provocazione” di questo bambino, morto purtroppo tempo fa, è sorto il progetto GASMY, che intende accogliere questo tipo di bambini per aiutarli ad essere considerati un valore e non un problema, un dono e non una disgrazia.
Ad esempio, si è affittata una casa dove far apprendere ai bambini una attività di laboratorio, di atelier, come la manifattura di ceste, borse, recipienti fatte con le foglie di palma.

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Sono brava, eh?

Questi prodotti vengono poi venduti e il ricavato sostiene le attività a favore dei bambini stessi. I bambini sono orgogliosi di ciò che fanno e le famiglie scoprono che questi figli hanno tanto da donare. In questa casa ci sono spazi dedicati alla fisioterapia e alla rieducazione delle facoltà dei bambini più gravi.

Dietro a tutto questo c’è l’opera di Madda che si prodiga su tutti i fronti possibili per diffondere una cultura di attenzione privilegiata ai bambini sous renmen.

Di lei parleremo ancora, ve l’assicuro.  

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Troppo seriosi, dai, su un pò di vita.. Subito accontentato, eh..eh..

 

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Ma poi si torna a fare del proprio meglio. Bravissimi! Qui vedete il loro pazientissimo ed esperto insegnante.

SOUS RENMEN, SORGENTI D’AMORE

SOUS RENMEN, ovvero SORGENTI D’AMORE

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Don Noli in cammino con il suo inseparabile K-Way e berretto rosso

Questa mattina ho accompagnato don Giuseppe Noli a celebrare la Messa a Kot de Fer, una località che si trova ad un’ora di cammino dalla nostra parrocchia di Mare-Rouge. Siamo partiti alle 6.15, alla luce delle torce elettriche. Lungo la strada diverse persone già in cammino, anche due ragazze che si recavano alla fontana di Kot de Fer con le loro taniche da riempire e da riportare a casa piene e che hanno condiviso con noi l’ultima mezz’ora buona di tragitto. Non hIMG_0950o perso l’occasione di capire qualche parola in più di creolo e si sa che i migliori insegnanti sono i bambini. Verso le 8.15 abbiamo celebrato la Messa sotto un “anga” (hangar in francese), una tettoia provvisoria perché la chiesa è in fase di ristrutturazione. Don Giuseppe ha fatto una bellissima omelia sull’immagine di Dio Padre che fa sorgere il sole e cadere la pioggia sia sui buoni, sia sui cattivi. Così non bisogna soltanto “renmen” (amare) solo quelli che amano noi… L’immagine della pioggia e del sole IMG_0967che Gesù ha utilizzato al suo tempo qui ad Haiti è davvero attualissima. L’assemblea non si è persa nemmeno una parola.

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Wozlen, la nostra insegnante di Creolo

Dopo la Messa, si è svolta la catechesi dei ragazzi, e io ho potuto salutare Wozlen (Roselina), la nostra insegnante di Creolo che fra l’altro è anche animatrice liturgica della comunità di Kot de Fer. Parlando di lei, qualcuno ha sottolineato che è l’educatrice scolastica della sezione speciale, quelli dei bambini “handikappè”… Ho detto che handikappè è un modo poco carino per definire questi bambini. Don Noli mi ha rassicurato che qui hanno coniato un altro termine ed è quello che ci tengono a far utilizzare: questi bambini sono “sous renmen” (francese: sorce d’amour), cioè “sorgenti d’amore”. Sono rimasto rapito da questo termine, davvero stupendo. Don Giuseppe ha aggiunto che ogni anno, in ogni comunità piccola e grande della zona si vive la festa dei “sous renmen”, dove questi bambini e queste persone anche adulte sono invitate a vivere una giornata tutta per loro con la partecipazione di tutte le famiglie e i vari operatori.

IMG_0765IMG_0988Sous renmen, perché grazie a loro la nostra capacità di amare è chiamata ad esprimersi, a mettersi in gioco, ad uscire allo scoperto e diventa rivelazione dell’amore di Dio

Grazie Haiti, ancora!

Nel pomeriggio ci sono state le confessioni e ho avuto la gioia di poter donare il perdono del Signore a qualche persona, facendomi aiutare dal francese che so. Sapete? Ho utilizzato l’immagine dei “sous renmen” dicendo ai miei penitenti che il peccato vuole renderci handikappè, ma Dio invece ci rende tutti “sous renmen”. Mi pare abbiano capito!

A proposito di Kot del Fer c’è da dire che quello della ristrutturazione della chiesa è un altro tra i numerosi progetti in corso . I lavori sono iniziati a Novembre e si spera di inaugurare la chiesa per Pasqua….

Quello che vedete è tutto lavoro manuale…. Le prime due immagini le ho scattate a Dicembre, le altre in questi giorni…

MUSICA E LACRIME

MUSICA E LACRIME

Da ieri sera, per tutta la notte, fino a questa mattina, nella zona vicino a noi, abbiamo sentito sprigionarsi il suono continuo di musica e di canti. Certamente non ha giovato al nostro riposo. Pensavamo che fosse una celebrazione di qualche chiesa carismatica o protestante, una specie di veglia di preghiera che poi diventa una festa. Ma una cosa del genere non dura mai così tanto e non ci sembrava di aver sentito qualcosa simile alla preghiera.
Da noi, in Italia, sarebbero già intervenuti i vigili, i carabinieri e anche la polizia per far interrompere tutto questo schiamazzo in nome di un rispetto per la quiete pubblica.
Ma qui siamo ad Haiti. Ho chiesto a don Noli e a don Mauro se sapevano qualcosa e mi hanno dato la spiegazione: si è trattato della veglia per un defunto. Loro usano vegliare per tutta la notte e a volte anche per più di un giorno invitando parenti, amici e vicini per fare festa, ascoltare musica, ballare, magari ubriacarsi. Il defunto è lì ben nascosto da qualche parte, l’importante è scacciare ogni negatività della morte con un surplus di vita e di “spensieratezza”. In verità non mancano le lacrime e tutto l’aspetto del dispiacere per la persona cara che viene a mancare. Se sono cattolici praticanti chiamano il sacerdote per una benedizione e la recita del rosario. A Dicembre, durante il breve sopralluogo ad Haiti, ho partecipato ad una preghiera per un defunto. Quando siamo arrivati alla casa il parente più responsabile ci ha fatto largo tra la folla festante, anche con una certa difficoltà a trovare dove passare, per entrare poi nella stanza dove un gruppo di persone ha detto con noi il rosario.
C’era la commozione di qualcuno e la preghiera è stata ben partecipata. Ma là fuori c’era di tutto: musica, vociare di persone, urla, risate, … Tutto questo vissuto nella più assoluta spontaneità e senza disagio o disappunto per nessuno, né per chi era dentro a pregare, né per la stragrande maggioranza che era fuori a far festa. Lacrime e musica, morte e festa, preghiera e allegria, tutto può stare insieme ad Haiti.

Don Noli e don Mauro ripetono spesso a don Claudio e al sottoscritto, che prima di tutto c’è tanto da capire e che il primo servizio da rendere loro è il saper ascoltare, capire, rispettare… Liberarsi da pregiudizi e da schemi mentali, darsi tanto tempo per cogliere il cuore della loro cultura e spiritualità.

Così, in attesa di scoprire i tanti “PAESAGGI UMANI” che Haiti offre, vi metto a disposizione le foto di alcuni paesaggi, naturali e non, che ho potuto immortalare in questi primi giorni.

Sulle strade di Haiti

IMG_0651Viaggiare ad Haiti è veramente difficoltoso e bisogna provare per credere. La maggior parte delle strade sono sterrate con tratti che mettono a dura prova anche la jeep più potente.
Il problema è ancor più grave qui al nord, proprio dalle nostre parti .

IMG_0889Oggi, con la Jeep ci siamo recati a Mol Sen Nicola, una località che si affaccia sul mare ed è il comune di cui facciamo parte. Lì si trovano ad operare una piccola comunità di tre nostre suore italiane. Abbiamo trovato suor Mariarosa e suor Rosalia (suor Gabriella è in Italia per un breve periodo) e abbiamo potuto recapitare pacchetti e IMG_0897messaggi arrivati con noi dall’Italia (c’era l’immancabile formaggio, il salame nostrano… e altri buoni ricordini).
Abbiamo celebrato la Messa in italiano (con loro somma gioia, anche perchè da qualche giorno sono senza un sacerdote che possa celebrare in paese) e fatto una gustosa chiacchierata.

Il tragitto tra l’andare e il venire ha confermato il pessimo stato delle strade haitiane, ma ad un certo punto un gruppetto di persone a piedi  ( quasi tutti vanno a piedi) ci ha lanciato l’apello di poter dare un passaggio. Con loro una giovane donna con un piccolo bambino in braccio. Li abbiamo fatti salire e portati fino a Mare-Rouge.

IMG_0847Nello scendere, ho aperto io il portellone posteriore e ho voluto aiutare la giovane mamma a scendere dalla Jeep. Così lei, con tutta naturalezza mi ha affidato il suo bambino che ho potuto tenere tra le braccia per un momento. Potete immaginare la tenerezza di questo contatto e io, ancora così romantico nel mio entrare nella situazione di missione, mi sono detto: “Ecco qui un altro bel segno piovuto dal cielo, una mamma che mi pone tra le braccia il suo bambino. Come  dire che il suo futuro è per un pochino anche nelle mie mani”. Ho dato un bel bacio sulla fronte al piccolo, subito riconsegnato alle braccia materne. La giovane donna mi ha sorriso, ringraziato ed è andata per la sua strada.

Ecco un bell’incontro sulle strade di Haiti, che poi, non sono sempre così romantiche, anzi!

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 Così ho deciso di mettervi qui una bella serie di immagini del viaggiare in Haiti che ho scattato durante i nostri spostamenti

 

Ciao e buona strada di Quaresima a tutti

don Levi

PRIMI GIORNI, PRIME EMOZIONI VISIVE… NON SOLO

Ecco un pò di immagini di questi primi giorni… scelte tra le tante

La smania di far foto è anche frutto del desiderio di rendervi partecipi, sopratutto in questi primi momenti… poi, come tutte le cose, si affievolirà per lasciare spazio a una documentazione più mirata sui progetti , le attività e la vita qui nel nord-ovest di Haiti.

PORT AU PRINCE

accolti da padre Crescenzio e dalla comunità dei seminaristi.

Abbiamo potuto condividere la preghiera, incontrare i bambini accolti dalla comunità, visitare gli ammalati provenienti dalle nostre parrocchie a nord di Haiti.

Visita all’ospedale della fondazione RAVA, nella sezione dedicata ai bambini con handicapp

Abbiamo salutato la comunità di suor Luisa, delle “piccole sorelle del Vangelo” che si occupano dell’istruzione dei bambini più poveri del quartiere, dei giovani, creando attività di doposcuola, di animazione, laboratori… E’ presente Marta, arrivata da poco come noi, come volontaria della nostra Caritas Ambrosiana.

 

 



(continua… )