No, non avete sbagliato blog, sono ancora io, don Levi, che scrivo da Haiti. Ma in occasione della Giornata Missionaria Mondiale sento di dover condividere con tutti gli amici la testimonianza arrivata dalla Bolivia, grazie al gruppo dei 7 volontari delle “Formiche” di Melzo (Diego, Daniela, Marcos, Marisol, Roberto, Stefania e Serena) che sta vivendo una esperienza di servizio e condivisione sull’altipiano di Bolivar, il deserto montagnoso a quota 4000 metri (vedi blog precedente).
Ecco la lettera arrivata e uno stralcio della loro testimonianza:
Ciao a tutti! Come state?
Noi stiamo tutti bene. Ci siamo ambientati e le giornate passano veloci. Marcos e Marisol stanno bene, si divertono e stanno imparando lo spagnolo. Marcos ha iniziato ieri ad andare alla scuola dell’infanzia che c’e’ qui a Bolivar; speriamo che si trovi bene cosi’ puo’ integrarsi con gli altri bambini del paese. In casa ci sono i bambini dei professori/assistenti peruviani e con loro si trova bene. Marisol sta con tutti, parla anche con i vecchietti che parlano solo quechua. Serena, Stefania e Sofia si sono integrate bene e si stanno impegnando. Stanno facendo anche lavori pesanti come fare il cemento. Abbiamo iniziato a fare le attivita’ con i bambini dell’asilo nido e della scuola dell’infanzia che ci sono qui a Bolivar e presto andremo anche nelle scuole di alcuni villaggi. Oggi e’ arrivata Aurora, la volontaria che sta a Bolivar da 4 anni e che aiuta il Padre Paolo e spero che con lei ci sia la possibilita’ di girare di piu’ le comunita’ qui intorno e di stare di piu’ con la gente.
Qui sotto trovate i pensieri che abbiamo scritto per la Giornata Missionaria Mondiale; scegliete voi quelli che vi sembrano piu´adeguati.
Salutateci tutti.
Un fuerte abrazo
Dany & c.
Povertà è abitare in una casa di fango con il tetto di paglia, indossare gli stessi vestiti tutta la settimana, essere sporchi, mangiare poco e sempre la stessa cosa, dover camminare chilometri per raggiungere la comunità accanto con ai piedi soltanto dei sandali rotti.
Povertà è mettersi al servizio, è caricarsi i viveri in spalla e portarli nelle comunità, è andare a costruire un tetto, è visitare un’ammalata, è offrire qualcosa di caldo a chiunque passi per la nostra casa.
Povertà sono i bambini dell’oratorio, che fanno a gara ad arrivare per ricevere la colazione, che giocano con una trottola di bottiglie di plastica fuse, che hanno delle bolle su mani e piedi per la sporcizia, che mangiano una caramella come se fosse la cosa più buona che abbiano mai mangiato.
Vivere qua significa arricchirsi ogni giorno, non di oggetti ma di sorrisi, di semplicità, di calore. Significa tentare di dare il proprio affetto a chi non lo ha mai ricevuto, dare gioia ad un bambino semplicemente donandogli la tua attenzione. Significa finalmente alzarsi con una carica di energia inesauribile ogni mattina, conscia di essere utile o almeno di fare il tuo meglio per queste persone che non hanno niente eppure ti donano ogni giorno di più. Significa ascoltare tante storie difficili di persone che hanno la tua età e dovrebbero possedere la tua stessa spensieratezza, affrontare realtà che non capisci e che non approvi ed essere consapevole di non avere il diritto o la possibilità di cambiare. Significa vedere bambini che si servono unicamente della fantasia per giocare, che non hanno bisogno di altro per divertirsi.
In questi giorni trascorsi a Bolivar durante la distribuzione dei viveri ho notato che chi non ha molto dà, per esempio una signora ci ha regalato delle patate senza voler nulla in cambio; mi colpiscono ogni volta sempre più i sorrisi delle persone, che scaldano il mio cuore e mi danno la forza di andare avanti anche quando sono demoralizzata e penso di non farcela, come ad esempio quando la strada è difficoltosa e vorrei stare ferma senza compiere un passo.
Sono partita per la Bolivia con il desiderio di stare più vicina ai poveri, ma quando vedo le loro case fatte di fango, provo a mangiare la loro minestra fatta con il chuño e mi si stringe lo stomaco, quando vedo i loro talloni tagliati e screpolati e penso al mio piccolo taglietto che mi dà tanto fastidio, quando vedo gli anziani venire a chiedere i viveri alla parrocchia e poi caricarseli sulle spalle per tornare a piedi alla loro comunità, mi viene da piangere e penso che non sarei mai capace di vivere una vita dura come la loro. Penso a tutte le nostre comodità e a quanto non ce ne rendiamo conto, e provo un senso di ingiustizia e di impotenza. Trovo conforto e speranza nelle parole del Vangelo di S. Marco di oggi 10,31: “Gli ultimi saranno i primi”.
Stare in missione con i figli piccoli è di certo una preoccupazione in più, ma vedere con che spontaneità si avvicinano alla gente povera per dar loro i viveri o chiedere qualcosa, ripaga di tutto; è proprio vero che bisogna imparare dai bambini, per loro non c’è bianco o nero, italiano o boliviano, ricco o povero, per loro sono tutti uguali.
Ho capito che le cose che ci rendono felici, si ottengono solo facendo fatica.
Così, invitiamo tutti a “stare dalla parte dei poveri”, in qualsiasi luogo possiamo essere e vivere.
Approfitto di questa occasione per regalarvi qualche altra notizia della nostra missione nel nord ovest di Haiti, un’altra tra le zone più povere del mondo.
Vi presento anzitutto un cenno alla visita pastorale del nostro vescovo di Port de Paix, Monsignor Pierre Antoine Paulo. Ha voluto incontrare tutti responsabili dei vari ambiti della pastorale per proporre il metodo delle cosiddette “Cellule pastorali di Evangelizzazione”. Questo metodo di Evangelizzazione è stato sperimentato anche da noi, grazie all’iniziativa ormai decennale del parroco di Sant’Eustorgio di Milano don Pigi Perini. Così detta il testo ufficiale:
Per “cellule” intendiamo dei piccoli gruppi di condivisione della vita cristiana e di evangelizzazione che, secondo la dinamica propria delle cellule degli organismi viventi, tendono a crescere e a dare vita ad altre cellule, attraverso un processo di moltiplicazione, una volta sufficientemente cresciute. Per “parrocchiali” intendiamo che il metodo qui proposto prevede la sua applicazione integrale esclusivamente nell’ambito parrocchiale, sotto l’autorità del parroco e con la continua relazione al Vescovo diocesano.
E’ una proposta interessante, tanto più che ormai si tratta di un metodo diffuso in tanti paesi, soprattutto là dove i sistemi tradizionali non intercettano più le persone e il loro bisogno di fede.
E’ interessante vedere come ci sia una “globalizzazione” anche dei metodi missionari.
Certo che qui da noi, l’esigenza primaria è quella di andare incontro alle persone così disperse in un territorio vastissimo, in una situazione sociale che è ancora quella di gente che vive di ciò che coltiva e di ciò che alleva, ognuno, se ce l’ha, nel suo piccolo fazzoletto di terra dove ha una piccola casa. Le abitazioni sono sparpagliate, collegate tra loro da piccoli sentieri tra le ex-piantagioni. Il bisogno c’è di cercare di raggruppare in nuclei di riferimento più piccoli queste famiglie sparse, per invitarle alla preghiera, alla formazione della fede, a sentirsi poi più facilmente parte di una comunità parrocchiale.
Con don Mauro, don Claudio e i responsabili laici si pensa di riflettere su questo metodo e vedere di iniziare una nuova fase della missione.
Domenica scorsa è stata celebrata la giornata di festa per tutti i Sous Renmen (sorgenti di amore) nella cappella di Damè. E’ un’iniziativa che si ripete anche nelle altre cappelle della parrocchia per tenere vivo nella comunità lo spirito di attenzione evangelica ai bambini con handicap o con gravi difficoltà. L’Aksyon Gasmi sorta in parrocchia a Mare Rouge è ormai un servizio diffuso in tante altre parrocchie della nostra diocesi. E’ diventata, con la nostra cara Maddalena Boschetti una missione dentro la missione e che sta portando ottimi frutti in tutto il territorio. Si è creata un equipe di operatori ben formati che si spostano e si rendono presenti anche in situazioni lontane ore di moto o di macchina da noi.
Vi offro qualche foto e poi due video in cui i nostri bambini cantano nel momento di festa che è seguito dopo la celebrazione della Messa.
Da ultimo, vi offro un po’ di immagini della nostra Festa della Comunità, una festa che celebriamo ogni anno verso fine settembre (quest’anno l’11 ottobre) come inizio ufficiale dell’attività pastorale dopo le vacanze e che coinvolge tutte e quattro le cappelle della parrocchia: Mare Rouge, Kot de Fè, Damè e Lavaltyè.
Lo schema della festa è stato ancora quello già super collaudato. Il triduo spirituale di preparazione, (quest’anno con padre Leoville, neo parroco di Mol Sen Nicolà), con il celebrare insieme ( Santa Messa alle 8.00), il marciare insieme (Processione Eucaristica dopo la Messa), il mangiare insieme (dati circa 2400 pasti gratis) e in infine il giocare insieme.
Per finire due video
Tante immagini piene di intensità e di vita. Una comunità che mostra tutte le sue belle potenzialità e che ci fa sognare con speranza cristiana, nonostante tante povertà e limiti.
Buona missione a tutti