Spazio curiosità: la curiosa immagine grafica della RAI nella partita tra Italia e Haiti
Raccolta fondi per Haiti
VIDEOCLIP – Hope for Haiti
Haiti, viaggio nell’isola di Hispaniola. Mar dei Caraibi
L come Risurrezione
L come Risurrezione? Ma scusaci don Levi, semmai è R come Risurrezione?!! Invece, vi ricordo che il verbo francese “lever” significa anche alzarsi, cominciare la giornata… Così ho inteso il titolo del blog “Levhaiti“… Haiti levati, alzati, cammina, … RISORGI…
Oggi ho ricevuto dall’Italia la dolorosissima notizia della morte di Daniela, una mamma stupenda e generosa, che un male micidiale ci ha portato via, dopo tante battaglie affrontate e vinte nel dentro e fuori degli ospedali.
Nell’ultimo mese prima della mia partenza era stata proprio lei, insieme a mia sorella Pia, a cucire sui miei vestiti la lettera L come Levi.
Questo perché potessi sempre ritrovare i miei indumenti dopo il lavaggio comunitario fatto per tutti i sacerdoti che vivono insieme qui a Mar Rouge
L come Levi,
L come levarsi ogni giorno per amare questa gente,
L come Risurrezione quotidiana, nonostante le miserie e le difficoltà.
Adesso porterò questa L con me, dovunque andrò, qualunque cosa farò. Cara Daniela c’è già un pochino della tua Resurrezione in queste piccole L che hai cucito nei miei vestiti. Dal cielo intercedi per questo popolo perché ritrovi ogni giorno una L per vivere e camminare verso un futuro migliore.
Un abbraccio al caro Erik e a tutta la famiglia e a tutti coloro che amano Daniela.
Quando CIRCOLA L’AMORE
QUANDO CIRCOLA L’AMORE
Haiti continua a regalare sorprese. Certo che non mancano i problemi. Basta andare con don Noli o con don Mauro a fare il giro degli ammalati e ci si rende conto dell’estrema povertà di certe situazioni. Prima o poi vi documenterò meglio tutto questo.
Resta il fatto che proprio questa povertà accende la solidarietà e fa “circolare” l’amore.
Parto con questa foto, scattata proprio oggi durante una breve visita con don Noli. Ritrae una dolcissima bambina in braccio alla mamma. Si tratta di una bambina abbandonata e che questa famiglia, qui a Mare Rouge, ha accettato di accogliere. Ha trovato così una mamma vera, dei nonni, delle sorelle e dei fratelli. In questa casa l’amore circola, eccome!!!
Un altro esempio è quello della visita ai malati. Ho molto apprezzato che dopo la preghiera del Lunedì pomeriggio fatta con la gente, dove vengono scelti spesso dei luoghi “di periferia”, a volte posti che chiedono tre quarti d’ora di cammino, c’è l’abitudine di visitare gli ammalati della zona insieme con il padre missionario. Così un bel gruppo della comunità rende visita a queste famiglie e questo fa molto piacere a chi la riceve. La prima volta mi ero stupito, pensando che fosse quasi un’invasione nella casa dell’ammalato che magari veniva messo a disagio o peggio disturbato da tutto quel via vai di persone che ti salutano, dicono una preghiera per te, ti augurano di guarire, ecc.. Poi ho capito che è un modo per far circolare l’amore per chi soffre…
Un altro modo di far circolare l’amore è anche quello che trovo nella gioia e nella passione che la gente di qui, con i giovani in prima fila, mette nel vivere la liturgia e soprattutto nel cantare. Qui, al sabato, è un eco continuo di canti, perché i vari gruppi preparano la liturgia, o cantano prima, durante e dopo i loro incontri formativi. Ho scoperto anche che i chierichetti di qui hanno un altro nome significativo: sono chiamati “ANFANKE’”,cioè, “ragazzi di cuore” (anfan Kè), ragazzi che amano fare il loro servizio al Signore.
Un altro modo di far circolare l’amore è quello di mantenere vivo il rapporto con la gente che ci sostiene da casa, come con voi, ma anche con coloro che da tutto il mondo e in tanti modi scelgono Haiti per offrire il loro aiuto. Giovedì 3 Aprile abbiamo ricevuto la visita d un grosso gruppo di giovani universitari della diocesi di Maiemi. Sono già una vecchia conoscenza perché hanno già contribuito in diversi modi anche nei nostri confronti ( la biblioteca parrocchiale, la luce nelle case con i pannellini solari,…). La loro diocesi ha stabilito un gemellaggio con la nostra di Port de Paix. Tra loro, il responsabile, si chiama Antonio Vinciguerra, ma guarda un po’ come circola l’amore! Lui, americano con origine italiane, perchè i suoi bisnonni provenivano da Napoli. Ci ha parlato con un italiano perfetto, a parte il simpatico accento all’americana. Lui ha tradotto agli altri del gruppo, le varie testimonianze e le varie spiegazioni offerte sulla nostra missione.
Un altro modo che ho scoperto, tra tanti altri di cui continueremo a raccontare, è stata l’iniziativa di far “circolare” i vari sacerdoti della zona con uno “scambio di parrocchia”. Per la serie, io vengo da te per questo fine settimana, celebro, confesso, tengo gli incontri, visito gli ammalati… e tu vieni da me a fare lo stesso, al mio posto. Questo succede una volta all’anno nel fine settimana stabilito per tutti. Quindi, da noi, sono partiti don Noli e don Mauro e sono arrivati qui a Mar Rouge don Cholè e don Robenson, che hanno dormito qui e fatto tutto come se fossero loro quelli di casa. E’ un modo per far conoscere alla gente gli altri sacerdoti della zona e per condividere l’azione pastorale. Una cosa del genere da noi sarebbe impossibile! Ad Haiti succede. Questo succede a lasciar circolare l’amore!!
Infine, proprio questa mattina, ho celebrato la mia prima Messa in Kreyol, con il piccolo pensiero omiletico compreso. L’ho celebrata nella cappellina delle suore monfortane che gestiscono una scuola qui davanti a noi. Questo succede ogni lunedì mattino. Così’ io ho celebrato da loro e in parrocchia si è celebrata quella per tutta la gente. Sapeste quante volte ho letto e ripetuto i testi della Messa, quante ore per scrivere un pensiero da dire in qualche minuto che ho fatto correggere a Woslèn e anche a don Cholè. Era chiaro che per ora non avrei avuto davanti tutta la gente, ma solo il gruppetto delle tre care religiose. Don Claudio e io ci alterneremo in questo e cominceremo ormai a presiedere qualche celebrazione con la gente, magari lasciando a don Noli e a don Mauro la predicazione almeno fino a Pasqua.
Comunque non riesco a descrivervi l’emozione, ma credo davvero che celebrare la Messa nella loro lingua è uno dei modi più alti per far circolare l’amore, quello di Gesù.
Circola l’amore anche su container e camion… E’ finalmente arrivato dopo ben 4 mesi di attesa il carico spedito a dicembre via mare tramite il container. I padri camilliani hanno provveduto a farlo arrivare fin dentro il loro ospedale di Port au Prince. Da noi è stato organizzato un servizio con il camion che ha provveduto al trasporto fino alla nostra parrocchia (tra le 8 e le 10 ore come minimo). Negli scatoloni tanta roba donata dalle nostre comunità e dai nostri amici in Italia.
E’ arrivato anche il formaggio. Don Mauro ha fatto miracoli per salvare il salvabile dopo i 4 mesi di viaggio. Gli abbiamo detto che stava facendo come Gesù con Lazzaro: “formaggio vieni fuori!!!”
Dopo 4 mesi, chiuso nel container, è “risorto”, diciamo commestibile. Bravo don Mauro!
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COLPI DI MACHETE NELL’ACQUA?
COLPI DI MACHETE NELL’ACQUA…?
Il nostro apprendimento del Creolo (Kreyol) procede a piccoli passi. Si tratta di famigliarizzare con una lingua che si apprende con l’ascoltato e il parlato più che con lo studio della grammatica. Cominciamo a balbettare qualche timida frase e a comprendere almeno quanto leggiamo. Per me e don Claudio è utilissimo prepararci nella preghiera con le letture della Messa del giorno in lingua Kreyol, cosi la recita del vespero con don Giuseppe e don Mauro, il rosario, le varie funzioni…. Ancora irraggiungibile capire gli haitiani quando parlano correntemente. Bisogna ripetergli: “DUSMAN SOUPLE”, cioè “con calma per favore”.
Stiamo utilizzando il libro di testo della loro quinta elementare e siamo solo alla pagina 13.
Ci vengono proposti dei bei raccontini sui quali esercitare comprensione, lettura, traduzione e grammatica. Si parla di bambini come Lilin e Ti Yaya, di animali come il serpente (Kulev), il gatto (Chat), il topo (rat), la faraona (pentad)… persino il piccolo verme(vètè) così utile per la buona salute della terra.
L’ultimo parla di una bestia terribile a sette teste con la barba lunga che fa razzia di scodelle di riso e fagioli nelle case… Verrà fatta fuori dall’eroe Brizfè a colpi di machete.
Nel tradurre e trovare significati ci imbattiamo spesso nei proverbi tradizionali della cultura haitiana che sono molto cari alla nostra gente.
L’ultimo che abbiamo trovato dice: “Kout manchet nan dlo pa kite mak”, cioè, “il colpo di machete nell’acqua non lascia traccia”.
Lo strumento quindi può essere efficace e affilato come un buon machete, terribile anche come arma, ma diventa inutile e ridicolo quando colpisce l’acqua.
Mi fa pensare alla nostra azione missionaria, perché possiamo cadere nell’illusione di essere bravi, di avere gli strumenti più efficaci, di possedere tante risorse e con questo credere di risolvere ogni problema. Don Noli lo dice alla sua maniera: “ se devi fare una trasfusione di sangue, non solo devi avere il sangue buono, ma devi anche trovare la vena dove iniettarlo”. Se inietti nel punto sbagliato, o peggio “fuori vena”, tutto l’intervento diventa un serio danno per la persona che lo riceve…
Mi pare dunque che imparare la lingua non sarà la cosa più decisiva per fare la prima buona omelia. Si tratta di capire sempre di più a chi si parla, il loro modo di pensare, di intendere la vita ed il loro rapporto con la fede. Mamma mia come è lunga la strada!!!
Che dire allora delle nostre opere, del nostro proporre la catechesi, delle nostre iniziative…?
Su questo i nostri missionari di qui , come don Giuseppe Noli, don Mauro Brescianini e don Giuseppe Grassini, sono senz’altro avveduti ed evangelicamente saggi.
Don Claudio è andato in questi giorni in capitale, a Port au Prince per incontrare una delegazione del CSI (Centro Sportivo Italiano) che intende inviare questa estate alcuni giovani volontari italiani per aiutare la formazione di futuri allenatori e animatori sportivi qui da noi. Potrebbe essere un’ottima idea, occorrerà evitare che, nonostante la buona volontà e l’impiego di risorse e di persone generose, non sia come “un colpo nell’acqua”. In capitale è più facile trovare strutture, ma se vengono al nord, qui da noi, devono tenere conto che non troveranno ne campi di calcio, di basket, di pallavolo, ne palestre, ne tante altre strutture che diamo per scontato, palloni compresi. C’è davvero da essere sportivi!
Tanto per stare in tema vi regalo una serie di foto che documentano la rappresentazione fatta domenica 30 Marzo qui a Mare Rouge e realizzata da alcuni dei nostri giovani. Essi hanno voluto mettere in scena il vangelo della Samaritana. Dovevate vedere come erano “presi” dalla loro parte recitativa, soprattutto il giovane che ha interpretato Gesù e anche la signora che ha recitato come Samaritana (inconfondibile con il copricapo e il vestito giallo). Forse, agli occhi nostri, abituati agli spettacoli televisivi e multimediali, il tutto poteva sembrare fin troppo semplice e anche ingenuo. Non è stato così per la gente che si è radunata e anche per coloro che passavano per strada e si sono fermati ad assistere. Per loro non si è trattato di un colpo nell’acqua!
Colpire l’acqua non lascia traccia, ma quando a colpire è l’acqua stessa la faccenda cambia. Ecco qui le immagini di un “colpo d’acqua” straordinario: domenica, Don Mauro ha amministrato il Battesimo a 4 giovani, a Damè, durante la Messa domenicale.